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21 settembre

Oggi, ma nel 1923, a Milano, mentre dirigeva una riunione politica in casa dell’operaio Renato Scanziani, nella periferia cittadina, veniva arrestato, per la prima volta, Palmiro Togliatti (nella foto, particolare della scheda segnaletica, aggiornata al 1926). L’ordine di arresto era una chiara volontà del presidente del consiglio dei ministri Benito Mussolini per cercare di stroncare sul nascere una delle principali realtà di opposizione al fascismo.

Togliatti, di Genova, del 1893, esponente di spicco dell’esecutivo del Partito comunista d’Italia, che, benché neonato, era già reputato di fatto il più grande partito d’ispirazione comunista presente nell’Europa occidentale, era dai fascisti ritenuto reo di aver complottato contro la sicurezza dello Stato. Per questo veniva rinchiuso nel carcere di San Vittore. Nel penitenziario meneghino rimarrà per tre mesi, prima di essere prosciolto in istruttoria. La soffiata alla polizia politica guidata dal generale Emilio De Bono, comandante generale della Milizia volontaria per la sicurezza nazionale e uno dei quadrumviri della marcia su Roma, era stata effettuata da un vicino di casa Scanziani che aveva appreso dell’adunata della direzione del partito “rosso”. Con Togliatti venivano portati in cella, sempre con la medesima accusa, e ugualmente nella stessa circostanza, anche gli altri componenti dell’esecutivo del Pcd’I: Angelo Tasca, Giuseppe Vota, Egidio Gennari, Alfonso Leonetti, Mario Montagnana e Luigi Guermandi, che era uno stretto collaboratore di Togliatti. Questi ultimi, tutti ex socialisti, seguiranno lo stesso iter processuale del Migliore.

Il Partito comunista d’Italia era stato fondato, il 21 gennaio 1921, a Livorno, come sezione italiana dell'Internazionale comunista. Era sorto dopo la separazione dell'ala di sinistra del Partito socialista italiano, operazione non indolore, che era stata guidata da Nicola Bombacci, Amadeo Bordiga, Onorato Damen, Bruno Fortichiari, Antonio Gramsci e Umberto Terracini nel corso del XVII congresso del Psi, tenuto dal 15 al 21 gennaio 1921, nel livornese teatro Carlo Goldoni. Per effetto del duro colpo patito quel 21 settembre 1923 da parte di Togliatti e del resto del vertice comunista, il 4 dicembre 1923, Antonio Gramsci sarà costretto a trasferirsi a Vienna, su richiesta dell’Internazionale comunista, per poter seguire le sorti del Pcd’I al riparo dalle manette mussoliniane, consacrando il suo ruolo di leader.

Togliatti verrà preso nuovamente, ma a Roma, vicino Montecitorio, in via Campo Marzio, perché tradito dal saluto di un “compagno” e riconosciuto dagli agenti della polizia politica, comandati dal commissario Guido Bellone, che lo cercavano da mesi. Verrà tradotto in carcere, a Regina Coeli, il 2 aprile 1925, e rilasciato, per amnistia, il 29 luglio successivo.