23 luglio

Oggi, ma nel 1942, a Sofia, nella Bulgaria occupata dalle forze militari hitleriane, nei sotterrai del poligono di tiro approntato per gli ufficiali della riserva dell’esercito, alle 21, veniva giustiziato mediante fucilazione nella schiena, come spettava ai traditori, il poeta bulgaro Nikola Jonkov detto “Vapcarov”, di 32 anni, esponente del Partito comunista clandestino. Originario di Bansko, in Macedonia, dopo aver frequentato corsi di meccanica navale alla scuola nautica di Varna aveva lavorato come fuochista nelle ferrovie. Comunista dal 1935, nel 1940 era stato uno dei sindacalisti e degli attivisti propugnatori del patto di non aggressione proposto dall’Unione sovietica al regime antisemita e filonazista guidato da Bogdan Filov, primo ministro bulgaro alleato dello zar Boris III di Bulgaria, sotto il controllo dell’Asse, in carica dal 16 febbraio 1940 e vi rimarrà fino al 9 settembre 1943.
Per tale comportamento reputato sovversivo era stato tratto in arresto una prima volta e deportato a Godec, ma poi rilasciato per mancanza di prove a suo carico. Quindi aveva preso parte alla lotta politica in clandestinità contro gli invasori germanici, entrati nel Paese coi carri armati il 3 marzo ’40, in qualità di artificiere, al fianco del colonnello Zvetan Radoinov, uno dei capi del movimento resistenziale locale. Ma era stato preso nuovamente, il 4 marzo di quel 1942, e torturato. Processato tra il 6 e il 22 luglio era stato quindi condannato alla pena capitale come nemico del regime. Per l’estremo sacrificio “Vapcarov” (nella foto, particolare, il mezzobusto a lui dedicato, nel Gradskj park di Skopje) verrà insignito della medaglia d’argento al valor militare alla memoria. La sua prima ed unica raccolta di versi era uscita nel 1940, come “Motorni pesni”, ossia letteralmente “I canti del motore”, anche se spesso il titolo verrà tradotto come “I canti della caldaia”. Il libro aveva riscosso e incasserà notevole successo. Ma aveva anche causato enorme agitazione. Non solo al cospetto del Fuhrer, ma anche di Benito Mussolini, alleato militare della Germania nel contesto del secondo conflitto mondiale, che era particolarmente attento a tenere sotto controllo ogni potenziale anelito antifascista internazionale. Per questo anche il Duce salutava come una liberazione la scarica di piombo che spegneva ogni dissidenza di "Vapcarov". La seconda selezione di componimenti in versi, invece, “Sacinenija”, cioè "Opere" nella lingua di Dante Alighieri, verrà data alle stampe postuma, nel 1979.