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23 settembre

Oggi, ma nel 1937, a Roma, veniva aperto l’anno di celebrazioni in occasione del bimillenario della nascita di Augusto, avvenuto nell’Urbe, il 23 settembre del 63 avanti Cristo. Il fascismo, ad un anno dalla proclamazione dell’impero, datata 6 maggio 1936, aveva preso in prestito il primo imperatore, regnante dal 27 avanti Cristo al 14 dopo Cristo, quale simbolo, particolarmente per l’opera pacificatrice, di nuova romanità littoria (nella foto, particolare, il Duce col Fuhrer, al cantiere dell’Ara Pacis -opera fatta costruire proprio da Augusto, nel 9 avanti Cristo, quale altare in onore della divinità della Pace, rimontato sul Lungotevere in Augusta, che sarà inaugurata non a caso il 23 settembre 1938- scortati dall’archeologo dell’ateneo pisano Ranuccio Bianchi Bandinelli, durante la visita di Hitler nel Belpaese, il 3 maggio 1938).

Le onoranze, che verranno chiuse il 23 settembre 1938, saranno caratterizzate, tra le iniziative, anche dalla Mostra augustea della romanità, allestita nel Palazzo delle esposizioni capitolino, sotto la direzione di Giulio Quirino Giglioli. Quest’ultimo, deputato del Pnf e ispettore archeologo al Museo nazionale etrusco di villa Giulia, aveva operato con la collaborazione del suo allievo, Massimo Pallottino, soprintendente alle antichità della Città eterna, che sarà il primo docente di etruscologia all’università Sapienza.

Per l’occasione avveniva anche il conio, da parte della Zecca romana, della medaglia commemorativa, in bronzo, con l’iscrizione in latino “Divus Augustus. Vota bis millesima feliciter”, realizzata dal medaglista Giuseppe Romagnoli, e le sigle di re Vittorio Emanuele III e del Duce Benito Mussolini. Negli anni di permanenza al governo lo stesso figlio del fabbro di Predappio aveva provato a costruire la propria ascesa paragonandola a quella di Ottaviano Augusto. E andando a recuperare tutti gli elementi tipici della Roma imperiale per ergerli a tasselli fondamentali dell’Italia in camicia nera. Benché all’inizio della presa di potere di “M” la sua azione era stata assimilata più a quella di Giulio Cesare che a quella di Augusto, ritenendo, tra l’altro la marcia su Roma, del 27-28 ottobre 1922, avente la stessa forza dirompente avuta dall’attraversamento del fiume Rubicone, avvenuto della notte tra l’11 e il 12 gennaio del 49 avanti Cristo.