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26 GENNAIO

Oggi, ma nel 1868, a Napoli, Paolo Panceri, socio dell’Accademia Pontaniana, presentava la mummia peruviana del Museo nazionale partenopeo, che era stata affidata, proprio l’anno precedente, alla sua curatela, da Giuseppe Fiorelli, direttore dell’istituzione con sede proprio in piazza del Museo nazionale ed era stata acquistata dalla Spagna per cento francesconi. Era di individuo maschio e adulto, del genere Aymares, in posizione fetale. Era datata anteriormente alla caduta degli Incas.

Seguiva la comparazione con l’esemplare conservato nel Civico museo di Milano, appartenente al genere Chinchas. La relazione di Panceri, milanese, classe 1833, medico incaricato di Anatomia comparata dell’università partenopea per interessamento del patologo abruzzese Salvatore Tommasi, studioso di fama originario di Roccaraso, verrà poi pubblicata nel volume IX degli Atti della Accademia Pontaniana. Quest’ultima era sorta, all’ombra del Vesuvio, nel 1458, per volere di Antonio Beccadelli, detto “il Panormita”, era stata riconosciuta ufficialmente con regio decreto numero 473 del 10 ottobre 1825.

Era chiamata Pontaniana in onore di Giovanni Pontano, successore di Beccadelli, capace di far evolvere il sodalizio culturale. Nel Museo nazionale di Napoli, aperto, il 22 febbraio 1816, da re Ferdinando I delle Due Sicilie vi era già, tra l’altro, la collezione egizia, acquisita dal 1820 da collezioni private, ritenuta la terza più importante al mondo dopo quelle del Museo egizio del Cairo e del Museo egizio di Torino.