TODAY

26 luglio

Oggi, ma nel 1988, lungo la strada provinciale Cosenza-Falconara Albanese-Torremezzo, detta "strada vecchia" veniva fermata, seviziata, stuprata e infine uccisa Roberta Lanzino (nella foto), di 19 anni, studentessa di Economia dell'Università della Calabria. Era uscita da casa sua, a Rende, in provincia di Cosenza, per arrivare nell'abitazione al mare a San Lucido, in contrada Miccisi, sul litorale tirrenico calabrese, in motorino.

Il Si Piaggio blu del fratello Luca sarebbe dovuto servire per i piccoli spostamenti durante la villeggiatura balneare. Il tragitto, di 30 chilometri, avrebbe richiesto un'oretta. Di concerto con i genitori Roberta aveva scelto di non percorrere la statale 18, ritenuta più veloce, ma meno sicura da affrontare in ciclomotore per via di alcune gallerie presenti. La partenza era stata fissata per le 16. I suoi genitori, Franco e Matilde, avrebbero dovuto raggiungerla in macchina, una Giulietta Alfa Romeo, poco dopo.

Il corpo senza vita verrà ritrovato dai carabinieri, il mattino del giorno dopo, a 70 metri dal motorino, rinvenuto invece nella notte, in una scarpata a picco sul mare. Era mezza nuda, aveva il reggiseno sollevato, i jeans erano stati tagliati con un coltello. Sul volto c'era il segno di un colpo violento assestato all'altezza dello zigomo sinistro. Per impedirle di urlare le erano state conficcate in gola le spalline che portava sotto la maglietta. Un fendente le aveva reciso la carotide. Gli effetti personali erano sparpagliati a poca distanza dal cadavere, ma non era stato sottratto nulla.

Verranno fermati tre pastori del posto -tra questi vi sarà Rosario Frangella, già noto alle forze dell'ordine della zona per episodi di schizofrenia verificatisi due anni prima quando aveva sodomizzato delle pecore del suo gregge e poi ne aveva sgozzate 25- ma poi scagionati. Gli altri due saranno il fratello ed il cugino di Rosario, Luigi e Giuseppe Frangella. L'omicidio rimarrà senza un colpevole assicurato alla giustizia.

Il 3 agosto 1994 il deputato del Partito comunista italiano Sergio De Julio, futuro presidente dell'Agenzia spaziale italiana, presenterà un'interrogazione a risposta scritta al ministro di Grazia e giustizia del governo presieduto da Silvio Berlusconi, Alfredo Biondi. L’interrogazione sarà volta ad evidenziare le presunte lacune emerse nel corso delle indagini e gli eventuali depistaggi messi in atto dalla criminalità organizzata locale.

Nel 2015 i riflettori si riaccenderanno sul caso Lanzino puntando i sospetti su Luigi Carbone e Franco Sansone, la ricerca di una misteriosa Fiat 131 Mirafiori bianca, con due uomini non identificati a bordo, che avrebbe affiancato Roberta quel 26 luglio 1988. Atti accaduti secondo le rivelazioni dell'ex boss della 'Ndrangheta Franco Pino, pentito dal 1995, rese in carcere nel 2007, in base alle confidenze avute da Marcello e Romeo Calvano, altri criminali del circondario. Sansone sarà già in carcere, condannato a 30 anni per aver strangolato e gettato in un pozzo l’ex fidanzata Rosaria Genovese. Carbone, invece, scomparirà nel 1989 per lupara bianca. Anche in quel caso quindi la pista non condurrà a risultati concreti sul delitto Lanzino.

Roberta, con la sua triste sorte, diverrà punto di riferimento per la lotta agli abusi sulle donne in quel di Cosenza con il centro anti violenza intitolato, il 27 dicembre 1988, proprio alla sua memoria. Centro che, dal 1990, gestirà anche il telefono rosa della Calabria: 0984/36311. La vicenda di Roberta Lanzino verrà raccontata nel fumetto edito, nel 2012, da Round Robin di Roma, sceneggiato da Celeste Costantino e disegnato da Marina Comandini, già moglie di Andrea Pazienza, con prefazione dello scrittore Carlo Lucarelli e postfazione di Francesco Forgione, ex presidente della commissione Antimafia.