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26 MARZO

Oggi, ma nel 1984, a Beirut, si concludeva la fase operativa della missione di pace “Libano due”, che era iniziata il 22 settembre 1982. Il contingente tricolore, dell’operazione “Italcon”, lasciava le acqua libanesi, a bordo delle unità della Marina militare, “Andrea Doria”, “Sagittario” e “Caorle”, per rientrare a Livorno.

Ufficialmente i termini d’ingaggio erano scaduti il 6 marzo precedente, data di rimpatrio dell’ultima compagnia di carabinieri paracadutisti del reggimento “Tuscania” (nella foto, particolare, il presidente della Repubblica italiana Sandro Pertini, a Livorno, il 26 febbraio 1984, insieme ad alcuni parà della Benemerita appena sbarcati, nello scatto di Massimo Capodanno).

La presenza italiana in Libano aveva operato nell’ambito della forza multinazionale che annoverava anche le rappresentanze di Francia, Stati Uniti d’America e Gran Bretagna. Le fasi erano state due: “Libano uno”, sotto l’egida delle Nazioni Unite, dal 21 agosto 1982 al 12 settembre dello stesso anno, e “Libano due”, non come iniziativa Onu, per il veto dell’Urss, dal 20 settembre 1982.

La fase “Libano uno” era stata comandata dal tenente colonnello dei bersaglieri Bruno Tosetti, con 519 militari al seguito: 40 ufficiali, 81 sottoufficiali e 389 componenti di truppa. “Libano due”, il cui intervento era stato deciso dopo i massacri nei campi di Sabra e Chatila, era guidato dal colonnello dei paracadutisti Franco Angioni, composto da 2300 unità di stanza, frutto dell’alternarsi di 8345 uomini in divisa, complessivamente.

Il 15 marzo 1983 era stato colpito a morte da raffiche di mitra alla schiena, nell’imboscata durante il pattugliamento notturno nel campo profughi palestinese di Burj El Barajneh, Filippo Montesi. Quest’ultimo, marò di leva del battaglione “San Marco”, della Marina militare, di 19 anni, era poi spirato il 22 marzo successivo, per le ferite riportate. Era stato l’unico soldato italiano caduto in quel frangente, ma, erano stati registrati anche 75 feriti.