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27 APRILE

Oggi, ma nel 1976, a Milano, in via Giulio Uberti, all’angolo con via Carlo Goldoni, veniva accoltellato, da esponenti neofascisti, Gaetano Amoroso, di 21 anni, studente lavoratore milanese, originario del quartiere Porta Venezia, militante dei Comitati antifascisti. Morirà il 30 aprile successivo, per le ferite riportate.

Ad attaccare la vittima (nella foto, particolare, Amoroso steso sul letto durante la degenza in ospedale), che di giorno era disegnatore di fibbie all’Acfa-Accessori calzature fibbie e affini e di sera era allievo del corso della Scuola superiore d'arti applicate del Castello, erano Gian Luca Folli, di 18 anni; Marco Meroni, di 19; Angelo Croce, di 20; Luigi Fraschini, di 23; Antonio Pietropaolo, di 20; Danilo Terenghi, di 20; Walter Cagnani, di 20; Claudio Forcati, di 20, Gilberto Cavallini, di 24, esponente dei Nuclei armati rivoluzionari, con funzione di guida.

Erano tutti "neri" provenienti alla sede cittadina del Movimento sociale italiano, in via Olindo Guerrini. Arrestati, salvo Cavallini che sarà latitante, il 27 settembre 1979 saranno condannati. La prematura scomparsa di Amoroso rientrerà nell'elevato tributo di sangue che i cosiddetti anni di piombo comporteranno per il Belpaese. Con la città ambrosiana che risulterà tra i principali teatri nazionali delle lotte senza esclusioni di colpi e di morti tra esponenti di schieramenti politici antagonisti.

L’uccisione del consigliere provinciale del Msi Enrico Pedenovi, di 50 anni, sarà, verosimilmente, l’azione di rappresaglia alla soppressione di Amoroso. L'eliminazione dell’avvocato Pedenovi sarà la prima azione omicida compiuta dai militanti di Prima linea nel capoluogo lombardo.

In particolare, in quel caso, agiranno Bruno La Ronga, Giovanni Stefan, Enrico Galmozzi, che colpiranno il 29 aprile successivo. Data che sarà anche quella della commemorazione di Sergio Ramelli, esponente del Fronte della gioventù, deceduto il 29 aprile dell’anno precedente, dopo essere stato aggredito, da militanti di Avanguardia operaia, il 13 marzo di quel 1975.

Prima linea, organizzazione terroristica di estrema sinistra, contrapposta alle Brigate Rosse, attiva soprattutto a Torino e Milano, vedrà proprio sotto il Duomo milanese il suo principale delitto, il 29 gennaio 1979. Si tratterà dell’esecuzione del sostituto procuratore della Repubblica Emilio Alessandrini, di 37 anni, originario di Penne, in quel di Pescara, attivo sia nelle inchieste sulla pista nera dell’attentato dinamitardo, del 12 dicembre 1969, alla Banca nazionale dell’agricoltura di Piazza Fontana che sulla galassia dei criminali politici afferenti alla sinistra extraparlamentare.

Nel luogo dell’agguato mortale ai danni di Amoroso, del 27 aprile 1976, la triste sorte del giovane marxista leninista verrà ricordata da una targa commemorativa.