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27 febbraio

Oggi, ma nel 1945, a Fabbrico, in provincia di Reggio Emilia, avveniva l’omonima battaglia ed era l'unico scontro "a viso aperto" del triangolo rosso tra partigiani e militi della Repubblica sociale italiana. Questi ultimi erano appartenenti alla 30ª Brigata nera della Guardia nazionale repubblicana ed erano guidati dal temuto maggiore Giovanni Bellerè. Fronteggiavano i partigiani del primo battaglione della brigata numero 77 delle Squadre d’azione patriottica “Fratelli Manfredi”, comandati da Silvio Cesare Terzi, nome di battaglia “Gora”.

Si contavano sette vittime tra i fascisti, cioè: Giancarlo Angelini, Franco Volpato, Ugo Fringuelli, Giuseppe Ghisi, Corinto Baliello, Ostilio Casotti, Luigi Spoto. Erano tre, invece, i decessi tra i componenti della della formazione “rossa” resistenziale, più un civile. Ovvero: Leo Morellini, chiamato "Bigatto", Piero Foroni, alias "Ratto", Luigi Bosatelli, detto "Enzo", e Genesio Corgini, che era il già menzionato civile (nella foto, particolare, la prima commemorazione dei tre partigiani e di Corgini, risalente al 2 marzo di quello stesso 1945).

L’azione nella quale perivano era volta alla liberazione, avvenuta con successo, di ventidue ostaggi civili, presi durante la rappresaglia svolta dagli uomini in orbace per vendicare l’uccisione del milite Luigi Sanferino, di 18 anni, che il giorno precedente, 26 febbraio, era stato annegato in un pozzo nero. Lo scontro del 27 febbraio 1945 aveva estrema risonanza nazionale e segnava la fine dello strapotere nazifascista su Fabbrico. Tra i combattenti in camicia nera figurava anche l’emblematico Giacomo Ghisi, reggiano di Cadelbosco Sotto, classe 1932, superstite di una famiglia di agricoltori sterminata dai partigiani comunisti durante il secondo conflitto mondiale. Si era arruolato a 13 anni, nella Brigata nera di Reggio Emilia della Rsi, ed era presente e in armi proprio nella battaglia di Fabbrico, durante la quale perdeva la vita suo fratello Giuseppe. Finirà rinchiuso nel campo di concentramento angloamericano di Coltano, in Toscana, ma verrà poi rilasciato.

Il 27 febbraio 1946, in via don Antonio Pozzi, verrà inaugurato l’obelisco in marmo bianco in memoria ai caduti. Il 27 febbraio 1954 il gonfalone del Comune di Fabbrico verrà decorato con la medaglia di bronzo al valor militare. Tutta la vicenda verrà raccontata nei volumi di Rolando Cavandoli, “Un popolo resistente. Fabbrico 1919-1946”, pubblicato dalla sezione locale dell’Associazione nazionale partigiani, nel 1986, e di Gianni Amaini, “La battaglia di Fabbrico: 26-27 febbraio 1945", edito dalla Universitaria di Verona, nel 2006.