#TODAY

27 Giugno

Oggi, ma nel 1915, a Roma, venivano attribuiti i gradi militari ai cappellani deputati al conforto religioso degli ufficiali e dei non graduati nell'Esercito e nella Marina. Allo scoppio del primo conflitto mondiale, Papa Benedetto XV aveva nominato vescovo di campo, con decreto della Sacra congregazione concistoriale dell'1 giugno precedente, monsignor Angelo Bartolomasi (nella foto, particolare della celebrazione di una messa da campo), di Pianezza, in quel di Torino, classe 1869, già vescovo ausiliario del capoluogo sabaudo, consacrato vescovo il 15 gennaio 1911 dal cardinale Agostino Richelmy. Il governo ne aveva confermato la designazione e aveva approvato la costituzione della Curia castrense, proprio con decreto del 27 giugno 1915. Il testo riportava: ‹‹È istituita la carica di vescovo di campo. Egli avrà l’alta direzione del servizio spirituale nell’Esercito e nella Marina ed avrà autorità ecclesiastica disciplinare su tutti i cappellani militari di terra e di mare››. Al vescovo castrense veniva assegnato il grado e il trattamento economico di maggiore generale dell’Esercito, mentre ai suoi vicari quello di maggiore, ai coadiutori dei vicari quello di capitano e ai semplici cappellani il grado e la diaria di tenente. Bartolomasi aveva poi nominato tre vicari generali: uno per la zona di guerra, monsignor Carlo Maritano, uno per la Marina militare, monsignore Rodolfo Ragnini, e uno per la direzione dell’ufficio centrale della Curia, monsignor Michele Cerrati, a Roma, presso l’Almo Collegio Capranica. Per meglio agire nel quotidiano il vescovo di campo non rimarrà nella Capitale, ma seguirà l’Esercito al fronte, ma assumerà Treviso come residenza e quale ufficio di riferimento. Al termine della grande guerra monsignor Bartolomasi, per lasciare traccia scritta dell'operato svolto dai "suoi" cappellani al fronte, ma anche nelle retrovie, sui treni attrezzati, negli ospedali da campo e nei sanatori militari presenti su tutto il territorio italiano, chiederà una relazione scritta che fornirà una imprescindibile testimonianza del lavoro, spesso oscuro, ma prezioso, dei preti con le stellette.

@RIPRODUZIONE RISERVATA