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28 Ottobre

Oggi, ma nel 1979, a Roma, allo stadio olimpico, in curva nord, veniva colpito mortalmente nell'occhio sinistro, da un razzo a paracadute di tipo nautico, sparato dall'ultrà romanista Giovanni Fiorillo (nella foto segnaletica), di 18 anni, imbianchino, tossicodipendente, il tifoso laziale Vincenzo Paparelli, di 33 anni, contitolare di un'officina meccanica insieme al fratello Angelo, che era intento a mangiare un panino con la frittata, con la moglie Wanda Del Pinto, in attesa del fischio d'inizio del derby capitolino. Paparelli lasciava, oltre alla consorte, anche due figli piccoli: Marco e Gabriele. Era entrato allo stadio grazie alla tessera prestatagli dal fratello. Era la seconda vittima italiana che lasciava la vita sugli spalti di un campo da calcio: la prima era stata Giuseppe Palitano, di 48 anni, tifoso della Salernitana che, il 28 aprile 1963, a Salerno, allo stadio Donato Vestuti, era stato ucciso da un proiettile sparato in aria dalle forze dell'ordine per sedare gli scontri scoppiati in tribuna contro i sostenitori del Potenza nella gara valevole per la promozione in serie B. Fiorillo, dopo aver vagato da latitante tra Italia e Svizzera, essersi costituito, nel 1981, verrà condannato, dalla Corte di cassazione, in via definitiva, nel 1987, a sei anni e dieci mesi di carcere. Quattro anni e sei mesi verranno assegnati agli altri due coetanei, Enrico Marcioni e Marco Angelini, che con Fiorillo avevano introdotto nell'ovale i tre ordigni auto-esplodenti: erano tre cilindri, da 20 centimetri di lunghezza e 4 di diametro, in grado di percorrere traiettorie di 250 metri. L'assassino morirà, presumibilmente di overdose, il 24 marzo 1993. Nonostante le condizioni fossero apparse disperate già dentro lo stadio, Paparelli era stato trasportato all’ospedale Santo Spirito, ma era già morto. Dopo aver perforato l’occhio sinistro, il razzo era esploso sfondando la zona parietale, tranciando i vasi sanguigni e danneggiando irrimediabilmente il cervello. La moglie aveva tentato di togliergli il tubo incandescente dall'occhio, ma si era ustionata. La foto con Paparelli riverso per terra con l'orbita dell'occhio sinistro vuota verrà pubblicata dal quotidiano romano "Il Tempo" del giorno successivo e renderà più di ogni altro servizio giornalistico la dimensione della tragedia di una gara calcistica estremamente sentita dalle tifoserie, ma affrontata in uno scenario da guerriglia urbana. L’arbitro Pietro D’Elia non sospendeva la partita, che finiva 1-1, poiché aveva ritenuto che in quel clima infuocato fare uscire migliaia di persone dalla struttura sportiva avrebbe potuto creare ulteriori disordini.

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