29 luglio

Oggi, ma nel 1993, a Tel Aviv, il giudice Meir Shamgar della corte suprema d’Israele leggeva la sentenza che assolveva, in appello, dalla pesante accusa di collaborazionismo con i nazisti, Ivan “John” Demjanjuk, classe 1920, di Dubowi Macharynzi, nell’ex Ucraina sovietica, poi naturalizzato statunitense, e lo liberava dall’ancor più grave capo d’imputazione che lo aveva inizialmente additato come il criminale di guerra “Ivan il terribile”. Ossia la guardia nei campi di sterminio di Treblinka, Sobibor, Majdanek e Flossenbürg, al servizio delle Schutzstaffel, nel contesto del secondo conflitto mondiale. Passato dall’Armata rossa alle Hilfstruppen der SS era stato estradato dagli States, dove in qualche modo s’era ricostruito un’esistenza da venditore d’auto, in Israele, nel 1986 e nel processo di primo grado, conclusosi il 25 aprile 1988, era stato condannato a morte, per impiccagione.
Ma il 29 luglio 1993, in secondo grado, la sua delicata posizione veniva ribaltata (nella foto, particolare, mentre ascoltava la sentenza che lo riportava in libertà) per “ragionevole dubbio” sulla vera corrispondenza dell’identità. Secondo ulteriore documentazione proveniente dall’Urss, in particolare dagli archivi del Kgb, i controversi servizi segreti con la stella rossa, infatti, il carnefice di Treblinka, che aveva, tra l’altro, pure il compito di azionare i due motori dei carri armati che alimentavano le camere a gas, secondo il sistema messo a punto dal berlinese Erich Fuchs, sarebbe potuto essere anche un certo Ivàn Màrchenko.
La vicenda – che comunque non porterà alla certa e definitiva individuazione del vero super cattivo con il soprannome mutuato da quello dello zar Ivan IV Vasìl’evič, in carica dal 16 gennaio 1547 al 28 marzo 1584, artefice, tra l’altro, delle spedizioni contro gli ottomani e del processo di conquista della Siberia – destava scalpore a livello internazionale. Il solo Fuchs era stato ritenuto complice del programma Action T4 e soprattutto dell’omicidio di massa di 79mila ebrei e per questo, il 20 dicembre 1966, era stato condannato a 4 anni di reclusione. Ed era poi morto, il 25 luglio 1980, a 78 anni, mentre ancora era ancora sotto i riflettori della macchina processuale germanica.