TODAY
7 FEBBRAIO
Oggi, ma nel 1945, a Porzûs, frazione di Attinis, in provincia di Udine, iniziava lo scontro armato tra partigiani cattolici e gappisti comunisti, che costava la vita a 17 civili. La mattanza, che avveniva nel contesto della Resistenza tricolore, nella fase finale del secondo conflitto mondiale, si concluderà il 18 febbraio successivo.
Tra le vittime vi sarà anche Guidalberto Pasolini, fratello del futuro scrittore Pier Paolo, nome di battaglia “Ermes”, originario di Belluno, di 19 anni, studente, che verrà fatto fuori, il 12 febbraio di quel 1945, in località Bosco Romagno di Cividale del Friuli, e poi tumulato a Casarsa della Delizia, in quel di Pordenone. “Guido” Pasolini era componente della III divisione Osoppo Friuli-VI brigata, con la funzione di vice delegato di polizia di brigata e veniva fucilato dagli esponenti di gruppi di azione patriottica delle brigate Garibaldi, capeggiati da Mario Toffanin, “Giacca”.
I suoi resti saranno riesumati, il 20 giugno successivo, insieme a quelli degli altri malcapitati, in vista del funerale, (nella foto, particolare, la bara di “Guido” Pasolini, sormontata dal tricolore con la croce sabauda, e Pier Paolo, in abito chiaro, dietro al feretro) del giorno dopo, 21 giugno, a Cividale. Il problema dell’attrito tra osovani e garibaldini era stato sottolineato proprio da “Guido” nella lettera indirizzata al fratello Pier Paolo il 27 novembre 1944.
La vicenda umana e politica di “Guido” Pasolini verrà raccontata da Andrea Zannini nel volume intitolato: “L’altro Pasolini. Guido, Pier Paolo, a Porzûs e i turchi”, che verrà pubblicato dall’editore Marsilio, di Venezia, nel 2022. Gli altri morti del fatto di sangue avvenuti al confine con la Jugoslavia erano: Angelo Augello, Antonio Cammarata, Franco Celledoni, Giovanni Comin, Francesco De Gregori, zio dell’omonimo cantautore romano, Enzo D’Orlandi, Pasquale Mazzeo, Gualtiero Michelon, Antonio Previti, Salvatore Saba, Giuseppe Sfregola, Primo Targato, Elda Turchetti, unica donna, chiamata “Livia”, di Povoletto di Udine, Giuseppe Urso, Gastone Valente ed Egidio Vazzas.
Al termine del tortuoso iter processuale, tre gradi di giudizio, più un nuovo processo a Perugia, nessuno dei condannati sconterà pene in carcere, ad eccezione della detenzione preventiva.