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9 luglio

Oggi, ma nel 1868, a Povegliano, in provincia di Treviso, l'ex garibaldino Placido Fabris (nella foto), figlio del medico condotto del paese e con studi di Medicina alle spalle anche lui, detto pure "il Febo di Garibaldi" per la sua prestanza fisica e per la dirittura morale, uccideva, a colpi di fucile, il villico Tommaso Crema, poveglianese, sorpreso nella tenuta Fabris mentre stava rubando delle prugne da uno degli alberi. Il fatto di sangue avveniva in un periodo storico di estreme difficoltà economiche dei ceti sociali meno abbienti, soprattutto nelle campagne, dove era frequente l'abitudine di sconfinare nei campi altrui per trarre sostentamento. Fabris, nonostante i meriti militari, verrà processato e condannato dal tribunale di Treviso a due anni di carcere duro. Proprio quando in Italia imperverserà la violenta protesta contro la impopolare tassa sul macinato. In secondo grado la corte d'Appello di Venezia ridurrà la pena a sei mesi, in parte condonati per grazia sovrana. Le medaglie conquistate unificando la nazione non gli verranno ritirate e neppure gli verrà sospeso il vitalizio da tenente. Ma l'omicidio desterà scalpore a livello nazionale.

Tra le attenuanti al suo comportamento criminale, ricavate da una benevola relazione che il prefetto di Treviso invierà al ministero dell’Interno, verrà richiamato il suo essere stato «educato ad una vita avventurosa e di perigli» e l’avere dei «principi erronei sui mezzi che la legge consente per la difesa della proprietà». Il prefetto sosterrà che l’opinione pubblica si fosse pronunciata in favore di Fabris, in virtù dei suoi meriti patriottici, e che il tribunale di Venezia si fosse avvalso di una norma del codice penale austriaco che consentiva, in alcuni casi, di ridurre la pena anche al di sotto di quanto la legge prevedesse. Per questo darà il suo parere favorevole affinché le già menzionate onorificenze e la pensione gli venissero restituiti.

La vicenda verrà ricostruita attraverso il fascicolo personale di Placido Fabris, conservato all’Archivio centrale dello Stato, a Roma, nel fondo «I Mille di Marsala». Fabris aveva ricevuto il battesimo del fuoco in camicia rossa a Calatafimi di Trapani, il 15 maggio 1860 dove, sul ponte dell'Ammiraglio, era stato trafitto al petto dalla baionetta di un soldato borbonico, ma era riuscito, benché ridotto in fin di vita, a salvarsi per proseguire la spedizione al seguito dei mille. Nel 1954 gli verrà intitolata dall'amministrazione municipale, nella quale era stato anche consigliere e assessore, la scuola elementare di Povegliano. Nell’estate 1887, ovvero diciannove anni dopo l'incidente mortale, il Comune si doterà della guardia campestre: per far fronte ai continui furti di legna, fieno e prodotti dei campi praticati dagli abitanti. La decisione tuttavia creerà non pochi malumori tra i cittadini, abituati a quelle scorribande notturne così necessarie alla sopravvivenza.