TURNO DI NOTTE

Dalla Luna al Pakistan, con pessimismo

«Lo portiamo giù a piedi». Fa uno strano effetto leggere questa frase, a poche ore dalla scorpacciata di programmi televisivi che hanno celebrato la conquista della Luna mezzo secolo fa. A pronunciarla infatti sono stati i colleghi dell'alpinista piemontese, Francesco Cassardo (a destra nella foto), ferito su una montagna del Pakistan. Per tutta la giornata, ieri, hanno invocato più volte l’arrivo di un elicottero, ma inutilmente. «Visto che l’elicottero non arriva abbiamo deciso di portarlo giù a piedi. Probabilmente cammineremo tutta la notte ma portiamo Francesco in salvo», ha detto l’alpinista Cala Cimenti, dal monte Gasherbrum VII. Lo strano effetto che avvertiamo è espresso da una parola tedesca, unheimliche, che indica un misto di paura e spaesamento. È ciò che proviamo se mettiamo a confronto la conquista della Luna, con la zoppicante tecnologia del 1969, con l’incapacità, oggi nel 2019, di raggiungere i seimila e rotti metri di altezza di una montagna dell’Asia. È un confronto spiazzante fra la fiducia nel progresso che ci spingeva a seguire in tv l’impresa dell’Apollo 11 con il pessimismo che nutre il nostro presente. Forse riusciremo a tornare sulla Luna, ma sembra ormai esaurito il combustibile spirituale di quell’avventura: la fiducia nei nostri mezzi e la capacità di gettare il cuore oltre l’ostacolo dei limiti umani. ©RIPRODUZIONE RISERVATA