ANDIAMO CON ORDINE

Dove butto il dentifricio?

Con il diffondersi della raccolta porta a porta dei rifiuti e il conseguente obbligo di differenziarli, sta diventando sempre più evidente che poche persone al mondo sono in grado di farlo senza errori. I principi di base sono appartentemente semplici, e vengono insegnati ormai fin dai primi anni di scuola. Una regola generale è che si possono riciclare gli oggetti di plastica che nella loro vita sono stati dei contenitori: bicchieri, bottiglie, flaconi, vasi e così via. Un tubetto di dentifricio vuoto va ad esempio nel mastello della plastica. Ma solo a Pescara: a Città Sant'Angelo, invece, lo stesso tubetto va nell'indifferenziato.

I cittadini di Spoltore, fino al 2019, gestione Ecologica, dovevano conferire i tubetti nell'indifferenziato. Adesso, gestione Rieco, nella plastica. Queste differenze territoriali sono inspiegabili e infatti non vengono mai spiegate. Anche i colori dei mastelli non corrispondono: l'organico va nel blu a Pescara, nel marrone a Spoltore. La carta va nel blu a Città Sant'Angelo, nel bianco a Spoltore, nel giallo a Pescara. Il secco residuo va nel grigio un po' dappertutto, ma a Spoltore nel viola. Alcuni Comuni consentono di mettere il vetro insieme a plastica e metalli, altri no. Le posate di plastica non sono contenitori, dunque andrebbero nel secco residuo: è vero a Montesilvano, dove peraltro piatti e bicchieri usa e getta vanno nella plastica solo se sono puliti, non è così a Spoltore dove le forchette di plastica sporche, purché non ci siano residui eccessivi di cibo, sono consentite.

Ed anche se solo i principianti hanno ancora dubbi con gli scontrini (è carta termica, quindi andrebbe nell'indifferenziato) i materiali poliaccoppiati (cioè composti da strati diversi di carta, alluminio o plastica) mettono in crisi persino le aziende produttrici. Su molti Tetrapak, infatti, c'è ormai scritto di chiedere al proprio Comune dove conferire la confezione vuota.

Il Comune di Spoltore ha messo a disposizione un'app, Junker, che riconosce i prodotti dal codice a barre: passando una confezione che, secondo il produttore, andrebbe nel "secco residuo" mi ha suggerito invece di metterla nella plastica precisando che "non sempre le confezioni dei prodotti riportano l'informazione corretta secondo le direttive dei Consorzi di Filiera". Il consiglio sarà valido anche a Montesilvano?

A complicare la questione, ulteriormente, i nuovi imballaggi ecologici: ci sono da qualche tempo le bottiglie di plastica "bio". Sembrano di plastica, ma vanno nell'organico, dopo averle separate dal tappo e dal collarino che in genere sono di polietirene (cioè plastica vera). Anche se riusciamo ad identificare un certo materiale come plastica riciclabile, questo non significa che lo sia: per essere concretamente riciclabile è necessario che sia organizzata una filiera in grado di farlo. Così, su alcune confezioni in plastica appartentemente uguali alle altre, c'è stampata sopra la dicitura "imballaggio in plastica non ancora riciclabile". Sul sito del Conai (il Consorzio Nazionale per il Recupero degli Imballaggi) sono disponibili le "Linee guida per la facilitazione delle attività di riciclo degli imballaggi in materiale plastico": appena 82 pagine da leggere con attenzione per sperare di districarsi nelle quasi 40 combinazioni di materiali plastici e tipologie di imballaggio esistenti.