Il circo della vita
Una lettrice del blog mi invita a meditare sul fatto che all'Aquila ci sono 25 poveri e 70.000 persone che non sanno dove andare per ritrovarsi e confrontarsi sulla ricostruzione o su qualsiasi altro argomento. A parte il fatto che ho ben altro su cui meditare vorrei solo dire che anche se i poveri fossero solo 25 questo non significa che debbano essere abbandonati a se stessi. In fondo vede, cara lettrice, è la stessa cosa che sta accadendo per i morti del sei aprile. Nessuno lo dice chiaramente, e tanto meno ha il coraggio di dirlo in faccia a chi ha perso gli affetti più cari, ma comincia a esserci una sorta di fastidio nel continuare a parlarne e questo in base all'assunto: morte tua vita mia, frase pronunciata secoli fa. Dunque chi ha avuto i morti se li tenga e smetta di piagnucolare, chi è povero si arrangi, chi è rimasto senza lavoro pure. L'importante ora è cercare di trarre il massimo vantaggio dal terremoto. Le aspettative come è noto sono tante (anche se non voglio fare di tutta un'erba un fascio): c'è chi vagheggia di ricostruire ville al posto di baracche, chi aveva tre case dirute e ora le vuole tutte nuove e funzionali, chi pensa di fare affari con i soldi degli altri. Ma forse è giusto così. Se il mondo si fosse fermato davanti alle tragedie del passato noi oggi non ci saremmo. Per cui a chi tocca tocca: povero, addolorato o senza lavoro. E magari c'è anche chi una vera casa non la riavrà mai perchè i soldi non basteranno per tutti (come è successo per le case). Ma il circo della vita può continuare.
Ps: Si continua a confondere mensa dei poveri con la Curia che con la gestione della mensa non c'entra nulla. Con la Curia c'entra la Caritas che ogni giorno distribuisce pasta e generi alimentari e decine di persone e paga anche bollette a chi non lo può fare ( e adesso le bollette stanno per arrivare di nuovo e saranno stangate per tutti anche se molti pensano ancora che stare nelle casette del Case o nei map sia una sorta di zona franca dove tutto è gratis).