Il diritto alla culla, da desiderio a realtà

La vedo fermarsi a guardare una culla. Con gli occhi accesi di chi ce l'ha fatta ad afferrare il desiderio di una vita. E' questa l'immagine che mi porto dietro di un'amica che dopo tanta sofferenza ha realizzato in Spagna il sogno di avere un figlio. E quel sogno oggi ha un nome, Camilla, una bimba paffutella di due anni che non sa ancora di essere stata cercata a lungo e con caparbietà dai suoi genitori.


La loro storia è simile a quella di tante altre coppie italiane, costrette ad “emigrare” in una clinica all'estero per aggirare il divieto di fecondazione eterologa che vigeva nel nostro paese. Sì, vigeva. Perché da qualche settimana le cose sono cambiate. La Consulta ha deciso: il divieto di eterologa nella legge 40 è incostituzionale. Ora anche le coppie sterili possono accedere alla fecondazione ricorrendo a donatori esterni di ovociti e spermatozoi. Si tratta dell’ennesimo provvedimento che ridisegna la legge 40, modificandola in una sua parte essenziale rispetto alla formulazione originaria del 2004. La sentenza della Corte Costituzionale ha valore di legge e non è oppugnabile, ciò significa che il Parlamento non potrà emanare una legge che preveda il divieto di fecondazione di tipo eterologa.

 
In poche settimane, sono state migliaia le richieste di coppie che sperano nella provetta per avere un bimbo. Molte di più, però, sono le coppie che i figli possono averli, ma scelgono di non farli o rimandano il lieto evento. In fatto di maternità infatti, il trend abruzzese rispecchia quello nazionale: pochi figli e tardi, in una continua sfida con l’orologio biologico. Tradizionalmente, la donna con più di 35 anni veniva definita, dal punto di vista ostetrico, con il termine di “gravida attempata”. Visto l'innalzamento dell'età riproduttiva media, questa definizione è stata superata e ora si parla di “età avanzata” per le gravide oltre i 40 anni.

 

Ma se la scienza rende il percorso verso la maternità più abbordabile, non vuol dire che non ci siano una serie di incognite da prendere in considerazione. Il primo ostacolo è proprio riuscire a concepire: se a 23 anni ogni ovulazione ha il 28 per cento di probabilità di trasformarsi in gravidanza, a 39 anni le probabilità sono dimezzate, a 40 scendono al 12 per cento, a 42 sono del 10 per cento. Anche nelle donne con ciclo regolare e funzioni ormonali ancora in ordine, le “cellule uovo” invecchiano, diventano meno feconde o, se fecondate, più soggette ad anomalie cromosomiche: aumentano gli aborti spontanei, che prima dei 40 sono il 15-20 per cento, dopo i 43, il doppio.

 

«Il rischio di sindrome di Down», spiega Maurizio Rosati, primario di Ginecologia e ostetricia dell'ospedale civile di Pescara, «nella gravida di 20 anni è in media di 1 ogni 1500 bambini al momento del parto, ma aumenta esponenzialmente nella gravida di età avanzata: 1 su 100 nella donna di 40 anni, e 1 su 50 nella donna di 42». I rischi di una gravidanza in età avanzata riguardano anche le madri. «Il ridotto adattamento vascolare e metabolico è causa del significativo aumento di complicanze materne», conclude Rosati, «quali diabete, ipertensione, aumento del rischio cardiovascolare e tromboembolico. Tra i fattori di rischio aggiuntivi, la gemellarità e le gravidanze insorte con tecniche di fecondazione assistita, soprattutto se associate a ovodonazione». Meglio saperlo prima.