L'Aquila, clima da fine impero
L'Aquila nel caos titola oggi un giornale nazionale. Stando qui all'Aquila si percepisce un clima da fine impero in cui tutti sono contro tutti. Ieri il sindaco dimissionario Cialente ha sparato l'ultima bordata: la colpa dello sfascio è della Curia che vuole ricostruire la città appaltando e gestendo soldi. Ora, che la Curia all'Aquila _ gestione Molinari _ negli ultimi anni non abbia dato bella prova di sè è un dato di fatto (ci sono inchieste in corso che coinvolgono sacerdoti) ma da questo a dire che tutte le colpe siano del vescovo (o dei vescovi) ce ne passa. Alla fine della conferenza stampa in cui annunciava le dimissioni l'ormai ex sindaco aveva detto: da ora in poi mi eclisso e non parlo più. In realtà il giorno dopo è stato un susseguirsi di interviste e dichiarazioni, tutte per dire che il marcio nella ricostruzione c'è ma è soprattutto nella ricostruzione privata accusando di fatto i suoi concittadini di essere tutti, o quasi, malfattori e profittatori . E poi la colpa è del governo (che secondo Cialente, manda via, su suggerimento dei vescovi il soprintendente Magani), dei burocrati del palazzo, dei sindaci dei comuni minori, della stampa, dei giornalisti che non l'hanno difeso a partire dall'Ordine. E strali vengono lanciati persino contro il presidente Napolitano che non avrebbe ascoltato i suoi appelli disperati. Tutto in un crescendo dove la frase "forse ho sbagliato anch'io" viene detta incidentalmente per dare più forza a un vittimismo salvifico.
Oggi tutta Italia ci guarda con sovrano disprezzo. Recuperare l'immagine di una città che invece vuole rinascere e credere con orgoglio al futuro sarà difficile. Però provarci è una via obbligata.