Opere d'arte fra museo e devozione
Sono due le notizie che riguardano opere d'arte di Onna che in diversi momenti e situazioni sono e saranno al centro dell'attenzione dei media.
La prima è di domenica scorsa, quando gli onnesi, senza che nessuno di loro ne sapesse nulla, hanno avuto la sorpresa di vedere in tutti i telegiornali nazionali, un crocifisso, danneggiato il sei aprile dal terremoto, donato al Papa. La cosa ha suscitato una doppia reazione: la prima di soddisfazione perchè aver avuto l'attenzione del Papa è sempre fatto positivo e gratificante, la seconda di leggera amarezza perchè, magari, un rappresentante della comunità di Onna, anche simbolicamente, poteva essere presente.
La seconda notizia è che la statua lignea della Madonna delle Grazie , uscita intatta dalla chiesa in macerie di Onna, sarà il simbolo dell'Abruzzo e in particolare della Provincia dell'Aquila alla Bit di Milano. Tre giorni in cui migliaia di persone potranno ammirare una splendida opera d'arte . Anche in questo caso però gli onnesi sono stati gli ultimi a saperlo. Poco male anche se magari, in futuro, un parere preventivo e non vincolante potrebbe essere chiesto anche a loro.
Queste due notizie mi danno lo spunto per fare una riflessione: il fatto che le popolazioni locali vengano ignorate nella "gestione" di opere d'arte salvate dal sisma è la spia di una scarsa consapevolezza del valore di quelle stesse opere d'arte. Per i tecnici e per i vari responsabili delle soprintendenze che si sentono depositari delle verità assolute sull'arte e sulla loro valorizzazione, una statua della Madonna è solo una bella cosa fatta da mano di uomo. In realtà le statue, da quelle più preziose a quelle di gesso o cartapesta , hanno un senso se inserite in un contesto di fede e tradizione popolare. Invece vengono trattate come pezzi da museo e il fatto che stavano a Onna, a San Gregorio , a Tempera, a Castelnuovo, a Paganica è solo un dettaglio. Voglio dire che le statue, tutte, dovranno tornare nelle loro chiese di provenienza quando queste saranno state ricostruite o restaurate. Solo lì hanno una "funzione". In altri luoghi è solo spettacolo. In questo, e lo dico con franchezza, noto una certa indifferenza da parte anche di alcuni parroci che spesso dimenticano che una parrocchia non è solo una chiesa o una bella recita della messa (in questo sono tutti bravissimi), ma è soprattutto la storia, la fede, le tradizioni, di generazioni di uomini e donne che hanno plasmato i luoghi e li hanno resi i posti dove si può incontrare Dio.