PALLA AL CENTRO

PaoloRossi Azzurro Italia, eroe di una generazione

L'ultima intervista del Centro a Paolo Rossi

Era trasversale, non aveva appartenenze o colori. Anzi, sì: l’azzurro della maglia della Nazionale che l’ha reso celebre anche al popolo che non mastica calcio. Era PaoloRossi, tutto attaccato, l’eroe del Mundial del 1982. Se n’è andato nella notte a 64 anni, vittima di un male incurabile. Con un guizzo dei suoi, come quando in campo sfuggiva al suo marcatore per gonfiare la rete. Un gol alla Paolo Rossi, si dice ancora oggi. Da opportunista.

Era l’uomo che ha fatto piangere il Brasile in quel Mondiale di Spagna quando tutto sembrava apparecchiato per quella che veniva definita una delle migliori Selecao di sempre. E, invece, quel centravanti mingherlino deriso da tutti ma imposto dal ct Enzo Bearzot infilò tre volte i verdeoro. Fece godere l’Italia, cambiò l’umore di una nazione trascinando la Nazionale verso la conquista di un titolo mondiale che mancava dal 1938. Quanta gente in piazza con le bandiere tricolori! C’era anche chi non aveva mai visto una partita di calcio. Era un pomeriggio di caldo afoso al Sarria di Barcellona e la voce di Nando Martellini in televisione scandiva le imprese degli azzurri. Quel giorno d’estate il ragazzo di Prato, passato per la squalifica del calcio scommesse del 1980, esibì il suo repertorio calcistico fatto di rapidità, furbizia e tecnica. Lacrime amare in Brasile, esaltazione generale in Italia a partire dalla classe politica che denunciava i primi segni di cedimento.

Aveva sempre il sorriso stampato sul volto, quello da bravo ragazzo. Antonello Venditti l’ha cantato in uno dei suoi brani. Ecco perché era ed è popolare, il ragazzo della porta accanto. Non era tipo che alzava la voce, mai una polemica. Gli avresti dato in sposa tua figlia tanto si presentava bene. Aveva già impressionato nel 1978 in Argentina, una delle rivelazioni con Cabrini. Si è consacrato nel 1982 – dopo le critiche iniziali - vincendo anche il Pallone e la Scarpa d’Oro, uno dei pochi ad esserci riuscito. Aveva giocato nel Vicenza dei miracoli, indimenticato al Perugia, micidiale nella Juventus, apprezzato al Milan. Ma tutti lo ricordano con la maglia dell’Italia perché in quell’estate del 1982 tutti eravamo PaoloRossi.

Eroe di una generazione, esempio di riscatto e correttezza in mezzo al campo. Aveva garbo e sensibilità. Aveva l’intelligenza per capire che c’è altro oltre al calcio. Aveva altri interessi imprenditoriali, ma dal mondo del pallone non si era mai voluto allontanare. In Abruzzo, è stato l’ultima volta ad Ortona per inaugurare un impianto sportivo ristrutturato e alla Fater Angelini, a Pescara, come testimonial. E’ stato commentatore televisivo per tanti anni. Giudizi pacati e competenti, perché si può diventare un mito anche senza gridare. Basta essere PaoloRossi, l’eroe di una generazione che, dopo Maradona, perde un altro idolo e punto di riferimento.

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@RoccoColetti1