È morto Mario De Cecco, patron dell’azienda di abiti di lavoro

6 Aprile 2014

L’imprenditore è deceduto questa mattina a Milano. L’azienda di Sambuceto a cui ha dato il nome ha da poco festeggiato i 50 anni

Da emigrante ad imprenditore di successo, con la produzione di abbigliamento da lavoro a Sambuceto in cui aveva messo tutto se stesso, a partire dal nome. Mario De Cecco è morto questa mattina a Milano.

Agli inizi degli anni ’60 aveva provato la strada del lavoro in Belgio, il giovane Mario, dove con la moglie Iolanda era arrivato carico di speranze ma con il desiderio di rientrare al più presto in Italia. In Belgio aveva cominciato con un impiego da elettricista e notando subito come, a differenza di quanto avvenisse in Italia, ai lavoratori venivano forniti i guanti e i capi di abbigliamento anche se non lavoravano in fabbrica. Sua moglie, abile sarta, aveva nel frattempo iniziato a lavorare da casa per il suo stesso datore di lavoro, occupandosi proprio di tagliare e cucire i guanti da lavoro.

Partì così nel 1964, la loro nuova attività, avviata con tanta voglia di lavorare e di trovare in Italia e nel piccolo borgo di Sambuceto, frazione di San Giovanni Teatino, il futuro per i loro figli, i piccoli Giampiero e Paolo.

Oggi la "Mario De Cecco" conta complessivamente 400 dipendenti, con 2 unità produttive di proprietà – in Italia e in Tunisia – e 3 stabilimenti avviati in joint venture in Bangladesh, India e Pakistan per una produzione giornaliera che negli ultimi sei anni è passata da 1,5 a 2,2 milioni di capi annui con un fatturato passato dai 7 milioni di euro del 1989 a circa 22 milioni di euro del 2013. A partire dallo scorso anno, l’azienda ha aperto anche un deposito a Singapore ed un altro negli Emirati Arabi, a Dubai, per il settore oil e gas, e prossimamente saranno aperti nuovi depositi anche in Nigeria, in Kazakistan e in Polonia.Al timone della Mario De Cecco spa ci sono Giampiero e Paolo De Cecco.

«Il valore aggiunto della nostra azienda», raccontava Mario festeggiando in febbraio i 50 anni di attività, «sono sempre state le persone, i nostri dipendenti e i nostri collaboratori con i quali c’è stato da sempre un rapporto quasi familiare e con i quali vogliamo festeggiare i nostri primi cinquant’anni».