Agricoltore muore a 60 anni forse ucciso dai pesticidi: choc a Torrevecchia Teatina
Nuova morte misterisosa in provincia di Chieti: Rivaldo è morto dopo due giorni di agonia, si attende l’autopsia
CHIETI. Muore dopo due giorni di agonia al clinicizzato per sospetta ingestione o assorbimento di pesticidi per agricoltura. Caso inspiegabile per i medici, al punto che la direzione sanitaria ha disposto l'autopsia per capire perché in meno di una settimana si è spento tra sofferenze atroci l'agricoltore e proprietario terriero Rivaldo Petrongolo, 60 anni.
Una morte che in poche ore ha fatto il giro del paese alle porte del capoluogo, dove il defunto era persona tra le più conosciute in diversi ambienti, dalla vitivinicoltura in cui si segnalava tra i più noti soci della cantina sociale, alla politica, una passione che lo vedeva protagonista impegnato accanto a esponenti di spicco dell'amministrazione comunale.
IL FATTO. La ricostruzione più attendibile degli eventi parte da venerdì 20, quando Petrongolo si reca in uno dei suoi tanti appezzamenti di terreno coltivati a vigneto attorno alla casa familiare della frazione di Torre. Lì sparge anticrittogamici su alcuni ettari di vite a capanna a bordo di un trattore attrezzato con serbatoio e diffusore meccanico. Rientrato a casa, confida ai familiari di non sentirsi bene, ma il giorno seguente dice di sentirsi molto meglio.
Domenica 22, quello che appariva come un malore passeggero sembra del tutto lasciato alle spalle. Lunedì tutto cambia, e si mette in contatto con il suo medico parlando di problemi ai reni. Forse Petrongolo pensa a un semplice riacutizzarsi dei dolori del venerdì precedente, ma la terapia sembra sortire qualche effetto. Martedì le condizioni cominciano a peggiorare progressivamente, fino al ricovero d'urgenza che scatta nelle prime ore di giovedì. I medici del clinicizzato realizzano subito che si tratta di un caso grave, tanto che decidono per la terapia intensiva.
I tentativi di salvarlo durano 24 ore, fino alla morte che sopraggiunge l'altro ieri alle 10.
GLI ACCERTAMENTI. Le cause ultime della morte appaiono chiare, un cedimento accelerato dell'apparato renale con complicazione del quadro clinico che ha reso inutile la rianimazione già intrapresa. Ma l'origine del male no, e così il dipartimento di Igiene e prevenzione richiede un'autopsia, che sarà effettuata lunedì mattina dall'anatomopatologo Pietro Falco, a capo del Servizio di Medicina legale della Asl teatina. Che allerta anche i carabinieri del Nas e tiene informata la procura della Repubblica in vista di eventuali sviluppi giudiziari della vicenda. Il Nucleo anti sofisticazioni effettua ieri mattina un'accurata ispezione nel deposito dei veleni all'interno dell’azienda agricola di cui Petrongolo è titolare, alla ricerca di eventuali sostanze venefiche compatibili con i sintomi presentati dalla vittima.
LE VOCI IN PAESE. Petrongolo possedeva circa 10 ettari di terreni in gran parte coltivati a vite, ma non mancano frutteti e uliveti. L'agricoltura, da queste parti, è ancora per molte famiglie la principale fonte di reddito, e sono in molti a cercare di spiegare cosa potrebbe essere accaduto. «I ritrovati più recenti», spiega un agricoltore, conoscente di Petrongolo, «specie in fatto di antiparassitari, spesso ingannano perché sembrano meno velenosi di quelli diffusi fino a qualche anno fa come una gamma della Bayer, che però non provocavano problemi respiratori e alla pelle in quanto tutti erano abituati a usarli, si sapeva che erano pericolosi. Oggi, invece, c'è forse un eccesso di confidenza che fa sottovalutare i rischi. Non so se questo ha a che vedere con il caso del povero Rivaldo», aggiunge, «ma so di molti che non indossano le protezioni raccomandate nelle istruzioni, e spesso lamentano strane irritazioni alla pelle». Un anziano "collega" di Petrongolo parla senza indecisioni di «veleni di cui non si sa niente. Da sempre, qui, coltiviamo ettari di vite, ma prima si davano solo rame e zolfo, sapevi che erano dannosi ma non ci davi tanto peso».
Ma c'è anche chi trova strana l'ipotesi degli antiparassitari, sostenendo che in questo periodo nelle vigne si spargono soltanto vetriolo e zolfo.
IL FUNERALE. La cerimonia di addio è già fissata, alle 18 di domani alla chiesa di San Rocco nel centro storico. Rivaldo Petrongolo lascia la moglie Mirella e le figlie Marusca, Morena e Valentina, oltre a una sorella e tre nipoti. Subito dopo l'arrivo dal clinicizzato, la salma sarà esposta in casa a partire dalle tre del pomeriggio.