Alimonti, tre offerte di acquisto

Il Molino e il concordato preventivo. Voci in vista dell’apertura delle buste: una è della stessa famiglia

CHIETI. Tre offerte per acquisire proprietà o gestione degli asset del Molino Alimonti. E una risalirebbe proprio alla stessa famiglia guardiese, che con una nuova società avrebbe avanzato la proposta di subentro in fitto dell’azienda di famiglia divenuta società per azioni negli anni Cinquanta. Un’altra offerta farebbe capo a un gruppo già consolidato nel settore delle farine alimentari, ma non se ne conosce il nome. Una terza sarebbe limitata allo stabilimento della Romana macinazione nella Capitale, in quella via Flaminia divenuta ora appetibile agli interessi edilizi.

Sono le indiscrezioni, tutte però da verificare, che trapelano in vista dell’apertura delle offerte nell’ambito del concordato preventivo tra i creditori del gruppo, prevista l’8 luglio allo studio notarile Plasmati. Tutto indica che sono attesi risvolti importanti nella crisi quasi quinquennale dell’ex colosso italiano della molitura. E un ruolo di primo piano da ieri lo ha assunto anche il massimo rappresentante provinciale dello Stato, il prefetto, accanto alle maestranze del Molino che vogliono a tutti i costi conservare il posto di lavoro anche nel passaggio cruciale della prima asta dei tre stabilimenti del gruppo. Ieri mattina, lavoratori, sindacalisti e il consigliere regionale del Pd Camillo D’Alessandro sono stati ricevuti dal prefetto Fulvio Rocco De Marinis, incontro concordato martedì all’apice della protesta quando il presidio davanti ai cancelli dello stabilimento di Ortona si è trasformato spontaneamente in blocco della ex Statale marrucina per manifestare la disperazione dei 60 dipendenti (operai, impiegati e autisti) che vedono sempre più vicina la scadenza della cassa integrazione speciale.

«In questa fase», ha commentato all’uscita D’Alessandro, «la vicenda Alimonti è sub iudice, ma la mia assunzione di responsabilità rispetto ai lavoratori, nata non certo oggi, prosegue ora con un impegno che sarà quello del governo regionale verso la soluzione della vertenza».

Franco Pescara, segretario regionale della Fai-Cisl (la stessa Cisl era presente con il segretario di Chieti, Beniamino Primavera), paventa e respinge ipotesi di speculazione nelle pieghe delle offerte per l’asta dell’8 luglio. «Ci auguriamo», dice, «che non siano dietro l’angolo operazioni puramente immobiliari. Nel frattempo, al prefetto abbiamo chiesto di sapere di più dai commissari liquidatori, se non sui nomi dei concorrenti a oggi, coperti dal segreto procedurale, almeno dettagli sui piani industriali prospettati. Va da sè», annota poi Pescara, «che occorre pressare il ministero del Lavoro per un ulteriore periodo di cassa integrazione, essenziale per discutere con i nuovi interlocutori sul destino dei lavoratori tuttora assunti».

Sull’ipotesi di subentro in fitto degli Alimonti parla Adriatik Dyrmishi, Rsu della Flai-Cgil. «Non facciamo distinzioni tra chi potremo avere di fronte, rivogliamo la dignità che solo il lavoro può dare». E alla nuova giunta regionale chiede «una politica in grado di attirare gli investimenti in un Abruzzo ormai in crisi industriale nera».

©RIPRODUZIONE RISERVATA