Brecciarola

Area contaminata da metano, addio al distributore sull'A25

L’Arta svela il mistero: terreno contaminato da metano dopo un incidente del 2003. L’impianto di carburanti chiuso dallo scorso settembre ha i giorni contati

CHIETI. E’ possibile che un terreno resti contaminato dal metano, in percentuale record dell’85%, a dodici anni di distanza da un incidente? Per l’Arta sì. L’impianto della Q8 sull’A25, poco dopo il casello di Brecciarola, in direzione Roma, sarà smantellato. Chiuso per precauzione dalla stessa proprietà, nel mese di settembre del 2014, il distributore di carburante ha i giorni contati.

La comunicazione è giunta da poco all’Arta e chiude mesi di indagini geologiche che hanno comportato oltre 30 sondaggi. Il verdetto, di cui siamo venuti a conoscenza, è stato subito chiaro. Quel lotto di terra su cui sorge il distributore di benzina, gasolio e gpl, ha una contaminazione da record che supera di molto il livello oltre il quale il metano può esplodere. Ma le leggi della chimica dicono che se la concentrazione è dell’85 per cento, il gas non potrà mai deflagrare. In altre parole, se c’è troppo metano non c’è’ l’innesco. Ma nel caso di Brecciarola il gas può penetrare, attraverso le tubature, nell’edificio dell’impianto di distribuzione. E questo rischio, aggiunto all’estensione del fenomeno, ha spinto alla decisione radicale di smantellare tutto.

Ma le indagini hanno permesso di svelare interamente il mistero del terreno contaminato e del distributore chiuso. Hanno risolto l’enigma della causa dell’imponente dispersione di gas in una terra composta principalmente da torba. Incredibile ma vero, tutto sarebbe scaturito da un incidente di cui le cronache raccontarono nel 2003 quando un Tir, che trasportava carburante, si rovesciò in quell’area di servizio disperdono il liquido infiammabile in un vasto perimetro. Sempre la chimica ci spiega che il metano altri non è che uno degli ultimi stadi di decomposizione di altri idrocarburi che, nel caso dell’A25 a Brecciarola, si sono stratificati e decomposti negli anni e nella torba.

Altre accurate indagini, condotte in modo meticoloso dalla società proprietaria dell’impianto, hanno peraltro escluso perdite dai serbatoi, tutti ad alta tenuta e custoditi sottoterra. Né perdite sono state individuate nelle tubature. Ma un sospetto ulteriore è sorto negli ultimi giorni, e cioè che la contaminazione possa interessare anche il distributore di fronte. Così, tra 7 giorni, l’Arta e la società proprietaria faranno nuovi sondaggi. Poi si vedrà.(l.c.)