Bimbi nel bosco a Palmoli, le lettere dai nonni: «Sono felici, famiglia premurosa»

Appelli da Inghilterra e Australia ai giudici dell’Aquila chiamati a decidere sull’allontanamento. I coniugi dicono di avere scelto di vivere in Italia, dove è riconosciuta per legge la scuola parentale
PALMOLI. «Difficile trovare un gruppo di bambini così. Felici, amichevoli, rumorosi». È la lettera che nonno Mike, inglese di 80 anni, ha indirizzato ai giudici del Tribunale per i minorenni. Così come fatto da Pauline Birmingham dall’Australia, madre «molto orgogliosa e nonna amorevole», per sua stessa definizione. «Lasciate che vivano la loro vita. Sembrano tutti molto stressati. Penso che quello che l’Italia stia facendo alla mia famiglia non sia giusto. Se i genitori fossero negligenti, sarei la prima a dire loro qualcosa. Per favore, riconsiderate la loro situazione». Gli appelli dei nonni Mike e Pauline hanno attraversato montagne e oceani per arrivare in tribunale all’Aquila, dove è in corso la battaglia legale per l’affidamento dei tre figli – una bimba di 8 anni e due gemellini, un maschio e una femmina di 6 – di Nathan Trevallion, 51 anni, originario dell’Inghilterra, e Catherine Birmingham, 45, arrivata dal continente australiano. Famiglia protagonista di una dibattuta storia raccontata in esclusiva dal Centro. Perché madre, padre e tre figli vivono in un bosco del Vastese, nel territorio comunale di Palmoli, tra una roulotte e un’abitazione in cui mancano acqua corrente, gas e bagni.
Lontano dalla frenetica vita dei tempi moderni, lontano da una società tossica, come hanno sottolineato i protagonisti di questa fuga dalla “normalità”, alla ricerca di una connessione con la natura. La strada di una nuova vita cercata e trovata in questo bosco abruzzese a poco più di 700 metri d’altitudine. Ma secondo la procura per i minorenni dell’Aquila la coppia – lui chef, lei ex addestratrice di cavalli – sta crescendo i suoi figli senza mandarli a scuola, lontani dal mondo reale, senza un medico curante, in estate come in inverno. Tutto questo emerge dalle relazioni depositate nelle stanze della procura aquilana. Uno scenario che i magistrati hanno definito di «grave pregiudizio», tanto da chiedere al tribunale un intervento immediato: l’affidamento dei tre fratelli ai servizi sociali e una drastica limitazione della responsabilità genitoriale.
La famiglia, assistita dall’avvocato Giovanni Angelucci, respinge ogni accusa, tanto che nei giorni scorsi ha aperto le porte anche ai giornalisti arrivati da ogni parte d’Italia per raccontare una vicenda che pare uscita da un’altra epoca e per far vedere in che condizioni si vive tra questi boschi dell’Abruzzo. La coppia sostiene che i piccoli stanno bene, che sono puliti, sani e che la loro è una scelta di vita consapevole. La donna ha spiegato al Centro che vive di donazioni, aiutando le persone a stare meglio, con corsi online. E ha ribadito che i suoi figli conoscono il mondo esterno, frequentano altri bambini, vanno al parco di San Salvo. La spesa una volta a settimana. La scelta di vivere in Italia dove è riconosciuta la scuola parentale (è la scelta legale dei genitori di istruire i propri figli a casa, in alternativa alla scuola tradizionale; un diritto riconosciuto dalla Costituzione, ma richiede che la famiglia comunichi annualmente al dirigente scolastico la propria intenzione e dimostri le capacità necessarie, ndr).
Chi è chiamato a giudicare ha una differente visione. Il 21 aprile scorso il pm ha chiesto di agire «con la massima urgenza», data «la grave situazione di pregiudizio» a cui i bambini sono esposti. Si chiede l’affidamento immediato al Comune per trovare un collocamento idoneo, la limitazione della responsabilità genitoriale per tutte le questioni sanitarie, educative e di collocamento, l’audizione dei genitori e l’avvio di perizie psicodiagnostiche sulla coppia. Il tribunale ha fissato un’udienza per il 20 maggio 2025. Dopo quella data, i servizi sociali hanno tentato di riallacciare i fili di un dialogo complesso. Che finora è sempre naufragato. Il verdetto dei giudici resta sospeso. La famiglia non intende mollare e anche le lettere dei nonni potrebbero avere un peso.
Così ha scritto Mike: «Ho pochissime opportunità di vedere i miei nipoti, ma lo scorso settembre ho colto l’opportunità di volare in Italia e stare con loro per una settimana. I bambini sono stati molto attenti con me, dalla colazione all’ora di andare a letto. Mi portavano la colazione nella zona notte della roulotte, mi intrattenevo con i loro giochi. E mi hanno fatto sorridere. A pranzo erano per lo più menu vegetariani. Mi hanno mostrato la loro fattoria e 80 anni ho trovato difficoltoso stare al loro passo. Bambini, come una volta lo eravamo noi. Dio li benedica tutti. Spero solo che non passi troppo tempo prima di poterli visitare di nuovo». Non meno tenera la lettera di nonna Pauline indirizzata ai giudici, a difesa di questa scelta di vita: «Sono molto preoccupata per il loro benessere. Non so perché debbano soffrire in questo modo, quando sono genitori perfetti. Per favore riconsiderate la loro situazione e lasciateli a casa a vivere la loro vita».
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