L'operazione della polzia e della guardia di finanza per sequestrare i locali

CHIETI

Arresto annullato, Di Muzio torna libero 

L’inchiesta su un giro di cocaina in due locali dello Scalo, stop del Riesame: non ci sono indizi contro il titolare dei pub sequestrati

CHIETI. Nessuno avrebbe dovuto arrestarlo: è tornato libero Simone Di Muzio, 25 anni, titolare del pub Wanted in piazzale Marconi e del ristorante Bulldozer in via Pescara, dopo 16 giorni passati nel carcere di Madonna del Freddo con l’accusa di gestire un giro di spaccio di droga tra i locali della movida di Chieti Scalo.

Simone Di Muzio

Contro di lui ci sarebbero soltanto supposizioni e pochi indizi, così dice la difesa: ieri, il tribunale del Riesame dell’Aquila ha annullato l’ordinanza di arresto a carico dell’imprenditore, finito in carcere l’11 maggio scorso insieme al fratello Andrea Di Muzio, 34 anni, e a un dipendente, Michele Montuori, 25 anni, entrambi ancora detenuti: per i giudici, Simone Di Muzio, difeso dall’avvocato Vittorio Supino, non c’entrerebbe con l’attività di spaccio di cocaina e hashish scoperta dalla squadra mobile.
L’11 maggio scorso, la Mobile aveva scoperto, anche nei due locali, circa 200 grammi di cocaina e cento di hashish e materiale per confezionare gli stupefacenti: secondo la stima della polizia, quella droga, pura e non ancora tagliata, trovata in un deposito del Wanted e al Bulldozer, avrebbe potuto fruttare fino a 50mila euro. Trovate anche due liste con 50 nomi, soprannomi e numeri che, per la polizia, rappresenterebbero la «contabilità» dello spaccio. Nell’inchiesta, che conta altri due indagati, erano stati sequestrati anche 8mila euro: si tratta di un cliente dei Di Muzio, trovato a un tavolo del Wanted con 5mila euro in tasca, e di un ragazzo che vive in un appartamento sopra al pub usato anche come magazzino del locale.
Ma l’ordinanza del tribunale del Riesame dice che contro Simone Di Muzio non ci sarebbero gravi indizi di colpevolezza: sul ricorso della difesa, si parla di «scarsezza» e «pochezza assoluta dei mezzi» e cioè che non esisterebbero sarebbero collegamenti diretti tra Di Muzio e l’attività di spaccio.
L’ordinanza del Riesame è una battuta d’arresto per l’inchiesta sul giro di droga allo Scalo: risalgono a giovedì scorso i sequestri del pub e del ristorante. I due locali, dopo 10 giorni di chiusura imposta dalla questura, avrebbero dovuto riaprire oggi ma, 5 giorni fa, sono scattati i sequestri preventivi perché, secondo l’accusa, sarebbero «possibile luogo di spaccio». La difesa dei Di Muzio è pronta a fare ricorso contro i sequestri e l’ordinanza del Riesame, visto che Simone Di Muzio, attraverso una società, è l’unico titolare dei locali, potrebbe rivelarsi decisiva: è cominciata, quindi, una battaglia giudiziaria a colpi di carte bollate tra accusa e difesa. Secondo il decreto del gip Isabella Maria Allieri, su richiesta del pm Giancarlo Ciani, sarebbe «concreto» il pericolo che «la libera disponibilità dei locali possa aggravare e prolungare la conseguenza del reato». I sigilli sono stati apposti da polizia e finanza: la finanza sta passando al setaccio il movimento di denaro dei locali.