Asl condannata al risarcimento: agli infermieri spettava un compenso extra per le vaccinazioni covid

La somma che La Asl dovrà versare sarà calcolata in base all’attività svolta singolarmente, caso per caso. I tre infermieri che per primi hanno protestato avevano svolto attività di vaccinazione contro il virus Sars-Cov 2, nel 2021, ma non erano stati interamente retribuiti
VASTO. La Corte d’Appello dell’Aquila ha confermato la decisione pronunciata dal Tribunale di Vasto un anno fa a favore di alcuni infermieri che avevano svolto attività aggiuntiva durante la pandemia. La Asl deve quindi pagare le prestazioni aggiuntive svolte nel 2021. Un’importante decisione che soddisfa gli avvocati degli infermieri assistiti, Luca Damiano e Giuseppe Grande. «La decisione», si legge in una nota, «ribadisce che nel contesto della normativa emergenziale le prestazioni aggiuntive del personale sanitario dipendente non richiedevano un contratto ad hoc ed il relativo compenso era dovuto qualora fossero state svolte al di fuori dell’impegno di servizio mensile, tenendo conto del meccanismo di flessibilità oraria».
Confermato quindi il diritto al compenso di 50 euro ad ora. La Asl è stata condannata anche alle spese di giudizio. L’attività vaccinale svolta dagli infermieri nel periodo del Covid andava considerata prestazione aggiuntiva e come tale pagata a parte. Il ricorso era stato presentato da tre operatori sanitari. A loro poi si sono aggiunti altri ricorrenti. La somma che La Asl dovrà versare sarà calcolata in base all’attività svolta singolarmente, caso per caso. I tre infermieri che per primi hanno protestato avevano svolto attività di vaccinazione contro il virus Sars-Cov 2, nel 2021, ma non erano stati interamente retribuiti dalla Asl. L’azienda sanitaria sosteneva che le prestazioni in parte erano state rese nelle giornate di riposo, in cui i dipendenti avevano omesso di rendere il loro turno istituzionale di lavoro ordinario. Le attività quindi erano da qualificare non come “prestazioni aggiuntive”, bensì come attività istituzionale ordinaria, per la quale avevano già ricevuto la debita retribuzione ordinaria che a loro spettava. Un anno fa il giudice del Lavoro di Vasto, aveva invece chiarito: «La normativa emergenziale ha previsto per il personale infermieristico il ricorso alle prestazioni aggiuntive, a condizione che dette prestazioni vengano svolte al di fuori dell’ordinario orario lavorativo istituzionale e che siano direttamente finalizzate alle attività utili a dare attuazione al piano vaccinale». La Corte d’Appello dell'Aquila lo ha confermato: una prestazione può essere definita aggiuntiva, con la conseguente remunerazione maggiorata, anche se non è stata fatta nella stessa giornata in cui si è svolto il normale lavoro. (p.c.)

