Assalto al portavalori prima udienza a Vasto

Martedì incidente probatorio per i diciannove indagati, tutti pugliesi Sono accusati del raid in autostrada che il 14 dicembre fruttò 600mila euro
VASTO. Assalto al portavalori della società Aquila. Sono 19 gli indagati che compariranno martedì davanti al Gip del tribunale di Vasto, Anna Rosa Capuozzo. Assistiti dai rispettivi legali parteciperanno all'incidente probaborio chiesto dai pm Giancarlo Ciani ed Enrica Medori. Accanto a Simone Di Gregorio, 33 anni, di San Salvo, Cono Surace, 40, di Messina, residente a San Salvo, e Vincenzo Costantino, 40, di Cerignola, tutti arrestati due giorni dopo la rapina, sul banco degli imputati siederanno altri sedici indagati pugliesi. La pubblica accusa mostrerà il materiale sequestrato dopo il raid armato che fruttò alla banda 600mila euro (220mila recuperati). In aula saranno portati copricapo, scaldacollo, cicche di sigarette, un giubbotto, un bicchiere di vetro, un passamontagna, una bottiglia di plastica e diversi guanti. Tutti gli oggetti sono stati analizzati dai Ris dei carabinieri di Roma. All'udienza saranno presenti, in qualità di parti lese, anche i titolari della società Aquila e i guidatori dei furgoni crivellati dai colpi di kalashnikov.
L'udienza è seguita con interesse anche dalla procura di Como, città in cui dieci giorni fa c'è stato un assalto gemello a quello messo a segno a Vasto il 14 dicembre 2012. «Ben venga l'incidente probatorio. I miei clienti sono in carcere da mesi ma non hanno partecipato all'assalto», commenta Antonello Cerella, legale di Simone di Gregorio e Cono Surace. «Sono certo che questa verifica li scagionerà». Le accuse contestate agli indagati sono pesantissime: rapina, minacce, tentato omicidio, portato abusivo di arma da fuoco , incendio doloso.
La mattina del 14 dicembre, dopo aver cosparso l'autostrada di chiodi, i malviventi attesero l'arrivo del furgone pieno di soldi. Avvistato il mezzo incendiarono due autovetture per bloccare la viabilità. Armati di fucili a pompa e kalashnikov, fecero scendere gli autisti e sotto la minaccia delle armi li obbligarono a distendersi faccia a terra vicino al guard rail. Poi la fuga verso San Salvo. Proprio a San Salvo le forze dell'ordine hanno individuato il garage usato dai basisti e recuperato parte della refurtiva.
Nei giorni scorsi, a Roma, sono stati eseguiti gli esami su indumenti e armi sequestrati dopo la rapina: tre fucili a pompa, un kalashnikov, 40 munizioni. Dalle indagini emerge un inquietante connubio tra il territorio vastese e la malavita pugliese. È tra le province di Foggia e Bari che sarebbe stato programmato il colpo. Importanti indizi hanno indirizzato gli investigatori verso quella che è stata definita la banda del kalashnikov.
L'indagine condotta dai militari dello Sco ha appurato che a un gruppo di esperti vennero affiancati i cosiddetti «specialisti del flessibile», malavitosi assoldati e pronti a tutto. L'udienza del 23 aprile potrebbe trasformare molti avvisi di garanzia in arresti.
Paola Calvano
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