Chieti

Assalto al pullman del Chieti, parla l’autista: «Si è rischiata la strage, ho pensato al mio collega morto»

18 Novembre 2025

Intervista a Marcello Frattone: «Così ho messo in salvo i calciatori, il sasso ha sfiorato un 18enne». E poi il ricordo dell'autista del Pistoia Basket, vittima dell’agguato dei tifosi del Rieti

CHIETI. «Si è sfiorata la tragedia. Per fortuna il vetro interno del pullman non si è sfondato, altrimenti parleremmo di una strage. Il sasso ha sfiorato un ragazzo di 18 anni che era seduto vicino al finestrino. Siamo stati graziati dalla Madonna». Marcello Frattone racconta quegli attimi di terrore con la stessa lucidità e freddezza che ha avuto mentre era alla guida del pullman del Chieti preso a sassate dagli ultrà neroverdi. Un agguato in piena regola per punire la squadra sconfitta a Recanati e sprofondata in zona play out nel girone F di serie D. Un regolamento di conti dopo una settimana di altissima tensione con la tifoseria organizzata che aveva attaccato la società per le promesse non mantenute e accusato i giocatori di essere dei mercenari. La disfatta di Recanati, l’ennesima di una stagione disastrosa – non solo sul campo ma anche a livello societario – è stata la goccia che ha fatto traboccare il vaso. L’assalto si è consumato lungo una strada secondaria prima di arrivare al casello autostradale di Loreto. Venti teppisti, forse anche di più, sono sbucati dal buio, dai lati della strada, e hanno cercato di fermare il pullman. Alla guida c’era Frattone, 46 anni, di Cepagatti, da tre stagioni autista del Chieti. In quei secondi di panico, mentre pietre e altri oggetti venivano scagliati contro il mezzo che trasportava giocatori e dirigenti, Frattone ha avuto la prontezza di compiere una manovra per evitare di investire gli aggressori. Poi ha tirato dritto e ha messo in salvo la squadra, scappando dalla furia degli ultrà. «Ho sterzato e per fortuna sull’altra corsia non passava nessuno in quel momento. Mentre proseguivo, ho sentito i rumori della sassaiola. Almeno quattro massi, forse anche di più, sono stati scagliati contro il pullman. Ho avuto paura, ma ho mantenuto il sangue freddo e ho tirato dritto. Se mi fossi fermato, sarebbero saliti sul pullman e sarebbe stato peggio. Ho pensato all’autista del Pistoia Basket che ha perso la vita colpito da un mattone lanciato dai tifosi del Rieti in un agguato simile al nostro».

Marcello, al contrario del suo collega Raffaele Marianella, ha la fortuna di raccontare quello che è successo. Quando ha avuto la percezione del pericolo?

«Dopo la partita, abbiamo visto i tifosi defluire dallo stadio di Recanati. C’è stata contestazione, ma la cosa non è degenerata. Non sono successi casini. Siamo ripartiti dallo stadio Tubaldi senza la scorta. Lungo la strada che riscende da Recanati, prima di riprendere l’autostrada, ho notato pulmini da nove posti parcheggiati ai lati della strada. Ci stavano aspettando. Ho visto uomini nascosti lì dietro. Quando mi sono avvicinato, li ho visti sbucare tutti insieme. Ne erano tantissimi, penso una trentina. Me li sono ritrovati davanti al pullman».

Lei come ha reagito?

«Ho fatto una manovra e mi sono allargato sull’altra corsia, riuscendo a evitarli. Andavo a 50 chilometri all’ora perché eravamo su una strada provinciale».

Poi cosa è successo?

«Quando mi sono accorto che stavano lanciando i sassi, mi sono spaventato. Ho sentito il rumore del vetro che andava in frantumi e le urla di chi era a bordo. È durato tutto pochi secondi. La prima cosa a cui ho pensato è stata mettere in salvo me e i ragazzi. Ero concentrato solo sulla guida. Non ho visto se avevano anche le mazze. Ho tirato dritto e, dopo che ho superato il blocco, mi sono messo in contatto telefonicamente con gli agenti della questura che mi hanno detto di non fermarmi assolutamente perché sarebbe stato pericoloso. In autostrada poi siamo stati agganciati dalle pattuglie che ci hanno scortato fino allo stadio Angelini».

Ci sono stati feriti?

«No, siamo tornati sani e salvi a casa ma poteva finire in tragedia. Il pullman ha il doppio vetro. Il sasso ha rotto quello esterno e, per fortuna, non quello interno, altrimenti avrebbe colpito Federico (Scurci, terzo portiere della squadra e figlio del vicepresidente Dario, ndc). I ragazzi erano tutti spaventati. Non capisco come si possa arrivare a fare una cosa del genere».

Marcello, ha pensato all’autista del Pistoia Basket, vittima dell’agguato dei tifosi del Rieti?

«È stato uno dei miei primi pensieri. È possibile che, dopo un mese da quella tragedia, c’è qualcuno che compie un gesto simile? La contestazione la posso anche capire, ma quello che è successo è qualcosa che non sta né in cielo né in terra. Spero che le forze dell’ordine individuino i responsabili».

È la prima volta che si ritrova coinvolto in una situazione del genere?

«Avevamo già subìto un assalto un anno e mezzo fa allo stadio Angelini. C’era la vecchia proprietà Serra. Lì, però, la contestazione fu più controllata. Stavolta si è superato ogni limite. Poteva finire peggio. Siamo dei miracolati».

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