Pullman assaltato, l’inchiesta della polizia: sospettati 15 ultras e c’è il giallo del tifoso ferito

Identificati gli ultrà del Chieti di ritorno dalla trasferta: viaggiavano sui minivan. La Digos sequestra il telefono di un 37enne investito: si valuta il coinvolgimento. In edicola con il Centro l’intervista esclusiva all’autista del pullman
CHIETI. Ci sono i primi nomi. E c’è un giallo che si intreccia ai vetri rotti di una domenica di violenza e di paura. L’indagine della polizia di Stato sull’agguato al pullman del Chieti calcio, assaltato da un gruppo di ultrà neroverdi dopo la sconfitta di Recanati, segna un primo punto di svolta con una quindicina di sospettati. Ma in questo scenario di terrore post-partita si inserisce un secondo, enigmatico capitolo: l’incidente stradale di un tifoso teatino, rimasto ferito a poca distanza dal luogo dell’imboscata e ora finito sotto la lente della Digos teatina. Ieri pomeriggio, ad Ancona, i poliziotti hanno sequestrato il suo cellulare. Vogliono capire, verificare o escludere un suo coinvolgimento nel raid. Perché al momento, ed è bene ribadirlo, non c’è alcuna certezza.
I MINIVAN DA NOVE POSTI
Per l’assalto ai giocatori neroverdi, sono state identificate 15 persone appartenenti alla tifoseria organizzata. I loro profili sono al vaglio di chi sta cercando di ricostruire la dinamica di un raid che, stando ai primi riscontri, ha i contorni della spedizione pianificata. Gli identificati erano a bordo di minivan da nove posti, veicoli anonimi e capienti, utilizzati per la trasferta nelle Marche. Ed è stato l’autista del bus della squadra, come si può leggere nell’intervista qui accanto, a raccontare che gli autori del lancio di pietre, prima di entrare in azione, erano nascosti dietro a pulmini da nove posti.
LE POSSIBILI ACCUSE
I responsabili dell’agguato rischiano accuse pesanti che vanno dalla violenza privata al danneggiamento aggravato, fino al lancio di materiale pericoloso in occasione di manifestazioni sportive. Rischiano di finire nei guai, questi teppisti. Rischiano il processo e rischiano il Daspo, il divieto di accesso alle manifestazioni sportive. Gli investigatori teatini, in collaborazione con i colleghi marchigiani, stanno passando al setaccio le immagini delle telecamere di zona. Cercano ulteriori riscontri a quella che sembra una vera e propria trappola: l’ipotesi è che l’obiettivo fosse quello di bloccare il pullman, costringerlo allo stop per poi fare irruzione a bordo e scagliarsi contro calciatori e dirigenti. Solo il sangue freddo dell’autista, che non ha fermato la marcia sotto i colpi, ha evitato il peggio. Ma è nel contesto di questo dopopartita ad alta tensione che si inserisce un giallo: il caso del 37enne ricoverato all’ospedale Torrette di Ancona. Un tifoso del Chieti, finito in codice rosso dopo essere stato travolto da un’auto.
L’INCIDENTE
L’uomo è stato investito in via Bellaluce, la strada che collega Recanati a Loreto, da un’utilitaria guidata da un’anziana. La ricostruzione fornita finora parla di una sosta d’emergenza: il 37enne stava tornando a casa, a Chieti, con un amico e il padre di quest’ultimo quando il genitore ha accusato un malore. Fermata l’auto nel buio, il tifoso teatino – stando alle testimonianze raccolte – si sarebbe posizionato al centro della carreggiata per segnalare il veicolo fermo e permettere all’amico di fare manovra in sicurezza. Lì, l’impatto con l’utilitaria che non è riuscita a evitarlo. I soccorsi del 118, la corsa in ospedale, le condizioni serie. Una dinamica da sinistro stradale, se non fosse per due dettagli che hanno allertato gli investigatori: il luogo dell’incidente, che si trova nelle vicinanze dell’agguato al pullman, e l’orario, compatibile con il raid.
IL SEQUESTRO
Così ieri pomeriggio, come ha riferito al Centro un familiare del 37enne, è scattato il sequestro dello smartphone per valutare un suo eventuale coinvolgimento nell’agguato. Il ferito, attraverso lo stesso parente, giura di essere estraneo a tutto. Di non entrarci nulla con i sassi e con l’agguato. Di essersi trovato lì solo per quel malore, per quella sosta sfortunata. Ora sarà un accertamento tecnico disposto dalla procura a dover chiarire i contatti e i movimenti del tifoso, per trasformare i sospetti in prove o, al contrario, per sgombrare il campo da ogni dubbio.
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