Assalto armato sull’A14, altri due arresti

Salgono a nove i fermati per la rapina al furgone portavalori della società Aquila: il bottino fu di 600 mila euro

VASTO. Sono stati traditi dal sudore trovato sui passamontagna lasciati all’interno del furgone Scudo usato per la fuga e recuperato dai carabinieri. Vincenzo Sciusco, 44 anni, e Leonardo Caputi, 37 anni, entrambi di Cerignola, sono gli ultimi due componenti la “banda del kalashnikov” che il 14 dicembre 2012 rapinò sull’autostrada A14, 600mila euro dal blindato della società Aquila. I due sono stati arrestati dai carabinieri con l’accusa di tentato omicidio, rapina aggravata, incendio doloso, ricettazione, detenzione di armi da guerra. Caputo ha ricevuto la notifica nel carcere di Foggia dove si trovava per scontare un’altra pena. Entrambi sono noti alle forze dell’ordine e considerati figure di spicco della malavita pugliese. Con il loro arresto si è chiuso il cerchio. «Ora abbiamo i nomi di tutti e 7 i componenti la banda che eseguì materialmente l’assalto armato più i due basisti di San Salvo che diedero un importante supporto logistico», ha dichiarato il maggiore Giancarlo Vitiello, comandante della compagnia dei carabinieri di Vasto, nel corso di una conferenza stampa in cui insieme al tenente Domenico Fioriti ha ripercorso le tappe della vicenda.

Gli arresti. A distanza di 19 mesi dall’assalto armato al furgone portavalori della società Aquila i carabinieri hanno arrestato l’ottavo e nono componente la banda che compì l’agguato armato. Le indagini sono state dirette dal procuratore Giancarlo Ciani e dal sostituto Enrica Medori. Sciusco e Caputi erano convinti di averla fatta franca. Quando però martedì hanno visto arrivare i carabinieri la loro sicurezza è evaporata. Gli accusati si difendono ma contro di loro ci sono i risultati di lunghe e minuziose analisi di laboratorio e verifiche del traffico telefonico dei loro cellulari. «Gli arresti sono scattati nel momento in cui le indagini condotte con i colleghi di Cerignola hanno permesso di acquisire un quadro probatorio ampiamente significativo suffragato dai riscontri dei Ris», afferma il maggiore Vitiello. Al momento oltre ai due ultimi arrestati nella vicenda sono coinvolti cinque pugliesi e due abruzzesi: Francesco Losurdo, Antonio Patruno, Vincenzo Costantino, Matteo Morra ed Emilio Carulli (tutti di Cerignola), Cono Surace e Simone Di Gregorio (di San Salvo).

Interrogatori e condanne. Interrogatori, controlli incrociati e testimonianze hanno permesso agli investigatori di sfoltire un lungo elenco di sospettati. All’inizio nel taccuino della Procura erano stati annotati 25 nomi, tutti di pugliesi. Alla fine la rosa dei sospettati si è ridotta. Il 16 aprile due degli indagati, Vincenzo Costantino e Matteo Morra, assistiti dagli avvocati Enzo Desiderio e Luigi Perrone sono stati processati e condannati rispettivamente a 16 anni e 13 anni e 4 mesi di reclusione col rito abbreviato. Per i due sansalvesi Cono Surace e Simone Di Gregorio, assistiti dall’avvocato Antonello Cerella, è in corso il processo con rito ordinario. La prossima udienza c’è il 30 settembre. I due presunti basisti negano le accuse. I carabinieri insistono: «Ebbero un ruolo importante nella vicenda e per questo riscossero 50 mila euro che ritrovammo e sequestrammo poche ore dopo la rapina», ricordano i carabinieri che recuperarono in Molise altri 260 mila euro.

Paola Calvano

©RIPRODUZIONE RISERVATA