Attentato incendiario alla sindaca di Monteodorisio: due giovani indagati per l’auto a fuoco

6 Agosto 2025

Lo scorso 28 maggio era stata bruciata la Jeep Renegade di Catia Di Fabio parcheggiata sotto casa. Nel mirino degli investigatori una coppia di giovani: per il movente si scava nel mondo della politica

VASTO. Le indagini sull'incendio doloso che lo scorso 28 maggio ha distrutto a Monteodorisio la Jeep Renegade della sindaca Catia Di Fabio non vanno in vacanza: al contrario, grazie al lavoro degli investigatori ci sarebbero due persone indagate. Entrambi giovani ed entrambi italiani, sarebbero uno l'autore materiale del gesto, l'altro il complice che avrebbe favorito il rogo. Sono in corso accurati riscontri per stabilire se può esserci un mandante. Resta al momento oscuro il movente ma si scava nell'attività politica. A mettere nei guai i due indagati sarebbero stati i telefoni cellulari. Il condizionale è d'obbligo. Il primo cittadino di Monteodorisio dal giorno dell'incendio ha scelto il silenzio e l'avvocato Antonello Cerella che difende uno degli indagati non parla. Bocche cucite, dunque, su una vicenda che rischia di regalare colpi di scena. Il numero di indagati potrebbe anche salire. Ad assistere Catia Di Fabio è l'avvocato Guido Giangiacomo. Gli inquirenti sono al lavoro per verificare la concretezza e la certezza delle ipotesi formulate.

L’incendio, che aveva scosso tutto il paese, non resterà impunito. Il presidente della Regione, Marco Marsilio, a nome personale dell'intera giunta regionale subito dopo il fatto aveva espresso solidarietà al sindaco, sia come rappresentante delle istituzioni sia come donna, condannando fermamente quello che era successo nella cittadina del Vastese. «Mi auguro», aveva scritto Marsilio, «che le indagini avviate dalle forze dell'ordine portino presto all'individuazione di chi ha compiuto questo violento e vile gesto».

Pare che così sarà. Solidarietà era stata espressa anche dal senatore di Fratelli d'Italia Etelwardo Sigismondi: «L'incendio dell'auto del sindaco Di Fabio è un atto gravissimo che colpisce non solo la persona, ma anche le istituzioni e la democrazia», aveva dichiarato il senatore abruzzese. Di sicuro il gesto non ha scalfito la determinazione del sindaco nel governare con determinazione e legalità. «Non mi piego», era stato il suo primo commento. Prima dell'incendio in paese erano apparse scritte offensive sulla rappresentante politica. Un'escalation molto preoccupante dunque della quale si è discusso anche in prefettura. Al termine di una riunione del coordinamento delle forze dell'ordine convocata dal prefetto di Chieti, Gaetano Cupello, sono state disposte Idonee misure di vigilanza a tutela del sindaco. La prefettura ha affidato a Di Fabio la vigilanza armata.

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