AZIENDA in ginocchio

VASTO. Uffici al gelo e allagati. Lavoro compromesso. Colture congelate o marcite. E’ quello che hanno trovato i dipendenti del Cotir al rientro al lavoro dopo la pausa natalizia. Nonostante le...

VASTO. Uffici al gelo e allagati. Lavoro compromesso. Colture congelate o marcite. E’ quello che hanno trovato i dipendenti del Cotir al rientro al lavoro dopo la pausa natalizia. Nonostante le rassicurazioni sul pagamento di alcuni stipendi prima di Natale, i dipendenti non hanno ricevuto un euro. «Come regalo abbiamo ritrovato la postazione di lavoro compromessa. Ma noi siamo qui e non ci arrendiamo. I commissari liquidatori e la Regione che li ha nominati, sono stati bravi solo a riempirsi la bocca di belle parole e di tante promesse sul futuro dei lavoratori. L’unica certezza al momento è che non prendiamo lo stipendio da 2 anni, garantendo comunque la presenza sul posto di lavoro per portare a termine i progetti», denunciano i dipendenti.

Non sono soli i ricercatori. Il primo a schierarsi dalla loro parte ieri mattina è stato il consigliere regionale Mauro Febbo. L’esponente del centrodestra non le ha mandate a dire al governatore D’Alfonso. «Dopo la nomina dei commissari il Cotir è stato messo in liquidazione ed il debito verso i dipendenti, i fornitori di gas e luce e gli enti previdenziali è cresciuto a dismisura. Siamo al default», è sbottato Febbo. «Il Cotir rischia una implosione con conseguenze irreparabili e fatali sia sui lavoratori sia sulla struttura», ha aggiunto. «Dopo la sospensione definitiva della corrente elettrica, del gas e dell'acqua, con le piogge torrenziali di queste ultime ore, si aggiungono ulteriori gravi e ingenti danni alla stessa struttura». Mauro Febbo dopo aver preso visione e contezza dell’attuale situazione è allibito. «Il Cotir», ha detto ancora, «vive una situazione di totale abbandono. I dipendenti, nonostante le rassicurazioni sia della Regione che dei commissari liquidatori, sono ancora senza stipendio ormai da due anni. Vivono una situazione che rasenta la disperazione e vengono offesi nella dignità con lo stanziamento di fondi che da luglio non vengono liquidati. Una trentina di famiglie è nella disperazione con l’aggravante del silenzio più totale delle organizzazioni sindacali e di quegli amministratori che in piena campagna elettorale nel 2014 salirono sui tetti per protestare». Con il taglio definitivo dell’energia elettrica si sono spenti costosissimi impianti. Senza gas gli uffici sono al gelo e, soprattutto, le colture nelle serre sono congelate. Non c’è acqua e questo significa distruzione degli impianti irrigui con nefaste conseguenze. Eppure a luglio c’era stata l’approvazione di un emendamento. Cavilli burocratici lo hanno bloccato. «Dopo l’insediamento dei commissari liquidatori assistiamo inesorabilmente alla chiusura e disfacimento definitivo del centro ricerche», insiste Febbo. «Ancora più grave è il comportamento del presidente D’Alfonso che ha promesso e non mantenuto». Febbo non è l’unico a salire sulle barricate in difesa del Cotir.

Anche l’ex presidente Alberto Amoroso ha puntato il dito contro la Regione. «La Regione “facile e veloce” di D’Alfonso appena insediata ha avuto la premura di sostituire immediatamente il Cda al Cotir al fine di insediare i commissari liquidatori. Fantasmi, che oggi hanno decretato la chiusura definitiva del centro. Il presidente del Cda, e il suo consiglio, aveva portato a termine lavori con il Psr e mai aveva fatto mancare la liquidità (anticipando anche di tasca propria) per pagare le utenze (luce e gas) ad oggi interrotte. E’ proprio triste vedere oggi un centro regionale allagato e che cade letteralmente a pezzi con i lavoratori che sono abbandonati al loro destino senza avere dalla Regione delle direttive su cosa fare e quale tipo di lavoro portare a termine», ha detto Amoroso. «Assistiamo inesorabilmente all’abbandono di una struttura che poteva e doveva essere uno strumento indispensabile per il mondo agricolo e il nuovo piano di sviluppo rurale. Invece dobbiamo constatare che la Regione, non solo non tiene al Cotir, ma indubbiamente ha un proprio disegno nascosto sulla ricerca che non tiene conto del Cotir».