Bare irregolari made in China, cinque indagati in Abruzzo per contrabbando / Il video

I 1.203 cofani sequestrati erano stoccati in magazzini di Vacri, Casacanditella e Francavilla. Erano vendute a 150 euro

CHIETI. Non si tratta di alimenti nocivi alla salute o di giocattoli pericolosi. Questa volta il blitz della Guardia di finanza ha consentito di sequestrare 1.203 bare “taroccate” made in Cina.

Casse da morto «irregolari» e a prezzi stracciati, importate dall’estero sotto «mentite spoglie». Ovvero come semplici oggetti di legno per aggirare i dazi doganali e ottenere sconti sull’Iva. Un mercato florido che aveva messo radici in punti strategici dello Stivale, dove la provincia di Chieti e quindi l’Abruzzo, rappresentava il maggiore centro di stoccaggio. Un giro d’affari milionario bloccato dalle Fiamme gialle di Chieti e per il quale sono indagate cinque persone, tre imprenditori pugliesi, un cittadino cinese e uno polacco. Le accuse: contrabbando ed evasione fiscale. Vacri, Casacanditella e Francavilla i depositi nei quali venivano accatastate le bare scadenti fabbricate nella terra del «Sol levante» destinate ad ingrassare il mercato dell’illegalità con tutto quello che consegue: l'evasione d'imposta ed il ricorso al lavoro nero.

I cofani funebri privi del marchio della ditta costruttrice, sono stati sottoposti inizialmente a sequestro amministrativo cautelare e, successivamente, a seguito di sentenza emessa dal giudice, confiscati e destinati alla distruzione, in quanto privi delle caratteristiche tecniche previste dal Regolamento di Polizia mortuaria e «da ritenersi pericolosi ai fini sanitari». L’inchiesta (del pm Lucia Campo) è scaturita da informazioni ed elementi utili acquisiti nel corso di indagini preliminari che hanno permesso di rilevare la presenza di alcuni soggetti di nazionalità cinese che hanno costituito, unitamente a cittadini italiani da tempo operanti nello specifico settore commerciale, società ad hoc per importare dalla Cina cofani funebri ed immetterli sul mercato in nero, alterando così il circuito legale. Le Fiamme gialle, al comando di Domenico Pellecchia, hanno inoltre accertato che i soggetti indagati hanno presentato in dogana, all'atto dell'importazione delle bare «dichiarazioni doganali mendaci» indicando una generica tipologia della merce importata (altri lavori di legno), fruendo così dell'esenzione dai dazi doganali e della riduzione dell’Iva.

«Qualche anno fa» svela il titolare di un’agenzia di onoranze funebri teatina «sono stato contattato da alcuni soggetti che mi hanno proposto di acquistare bare a basso costo. Non solo ho rifiutato, ma gli ho intimato di non farsi più vedere. Il materiale proposto è di bassissima qualità, il legno utilizzato non è buono neppure per fare gli arrosticini. E vero, i costi sono bassi» aggiunge l’imprenditore «si può acquistare una bara anche a 150 euro rispetto a un prezzo base di 500. Ma i loro requisiti non rispondono alle norme di Polizia mortuaria e soprattutto non garantiscono la tenuta ermetica una volta tumulate».

Le indagini hanno coinvolto anche altri due depositi, uno a Napoli, gestito da persone del luogo e uno a Rimini gestito da un cittadino cinese, con destinazione finale nel Chietino.

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