Bellucci, rientro in Italia: fine di un incubo

L'odissea del circo abruzzese. «Abbiamo temuto di morire. Ben Alì? Veniva spesso da noi»
LANCIANO. In viaggio verso Marino, in provincia di Roma, Attilio Bellucci, gestore dell'omonimo circo bloccato in Tunisia per giorni, racconta al Centro la sua odissea. Il circo Bellucci è noto in Abruzzo per il Safari Park di Rocca San Giovanni, i cui gestori sono parenti di Attilio ed Emidio, anch'egli di ritorno dalla Tunisia. «Siamo sfiniti dopo 30 ore di nave, ma finalmente a casa», racconta al telefono, «prima di imbarcarci abbiamo passato momenti terribili. Ci sono voluti 4 giorni per fare appena 40 metri». Attilio è ora sereno anche se dice: «Abbiamo perso 20 giorni di lavoro, sarà dura recuperare».
La meta africana. Quella dei circensi è un'arte magica e al tempo stesso crudele: non sai mai se una destinazione sarà fortunata oppure no. Così come a Sfax, circa 300 chilometri da Tunisi. «Conosciamo da anni la zona, tranquilla», spiega Attilio, «eravamo lì da due mesi assieme a due lunapark italiani. Abbiamo visto più volte il presidente Ben Alì che veniva ad accompagnare il figlio di 9 anni agli spettacoli. Il bambino, innamorato del circo, è venuto a vederci 5 volte di fila. E poi sono arrivati anche altri famigliari del presidente, accompagnati da una trentina di poliziotti e auto blindate».
La rivolta. «Non ci siamo accorti di niente», spiega Bellucci, «solo nelle ultime settimane avevamo notato che l'afflusso di spettatori era notevolmente diminuito. Guardavamo la televisione via satellite, ma non capivamo nulla perchè era tutto in arabo. Ci siamo trovati nel bel mezzo della rivolta senza rendercene conto. Proprio perchè il presidente Ben Alì era stato così assiduo negli spettacoli ci hanno accusati di proteggerlo», continua, «la situazione è peggiorata con la sua fuga. Prima ci proteggeva la polizia, poi tutti gli agenti sono fuggiti con il presidente. Ci siamo barricati nelle carovane e più volte abbiamo rischiato di essere attaccati. Davanti a noi hanno arrestato 18 persone».
Ore di angoscia. «Abbiamo temuto per la nostra vita», racconta Attilio, con le immagini di incendi e feriti ancora negli occhi, «ci ha tenuti svegli per giorni la paura. Con noi c'erano una quindicina di bambini, tra i nostri sei e quelli dei lunapark. Abbiamo mangiato pasta in bianco o aglio e olio per giorni, per fortuna noi italiani ci portiamo sempre le scorte dietro. Per gli animali avevamo il foraggio, ma stava scarseggiando. Il latte in polvere ce lo ha fornito l'ambasciata. Gli ultimi due giorni abbiamo raggiunto un mercato rionale. Uscivamo solo noi uomini in gruppo, guardandoci le spalle a vicenda».
Il rimpatrio. L'attracco a Napoli della nave Toscana della Tirrenia è avvenuto ieri alle 22,30. «Siamo stati in continuo contatto con la Farnesina», spiega Bellucci, «hanno fatto un lavoro meraviglioso. Una dirigente appena ci ha visti sbarcare si è messa a piangere e ci ha abbracciato. Per noi si sono mossi anche il governatore della Puglia, Nichi Vendola, il sindaco di Bari, Michele Emiliano e quello di Lecce, Paolo Perrone, visto che siamo pugliesi. Ci è sembrato che fossero tutti angeli custodi, compresi i dipendenti della Tirrenia, gentilissimi, che ci hanno fatto sentire protetti». Forse il circo si fermerà nel Lazio per un po'. In primavera sono previste tappe all'Aquila e ad Avezzano.
La meta africana. Quella dei circensi è un'arte magica e al tempo stesso crudele: non sai mai se una destinazione sarà fortunata oppure no. Così come a Sfax, circa 300 chilometri da Tunisi. «Conosciamo da anni la zona, tranquilla», spiega Attilio, «eravamo lì da due mesi assieme a due lunapark italiani. Abbiamo visto più volte il presidente Ben Alì che veniva ad accompagnare il figlio di 9 anni agli spettacoli. Il bambino, innamorato del circo, è venuto a vederci 5 volte di fila. E poi sono arrivati anche altri famigliari del presidente, accompagnati da una trentina di poliziotti e auto blindate».
La rivolta. «Non ci siamo accorti di niente», spiega Bellucci, «solo nelle ultime settimane avevamo notato che l'afflusso di spettatori era notevolmente diminuito. Guardavamo la televisione via satellite, ma non capivamo nulla perchè era tutto in arabo. Ci siamo trovati nel bel mezzo della rivolta senza rendercene conto. Proprio perchè il presidente Ben Alì era stato così assiduo negli spettacoli ci hanno accusati di proteggerlo», continua, «la situazione è peggiorata con la sua fuga. Prima ci proteggeva la polizia, poi tutti gli agenti sono fuggiti con il presidente. Ci siamo barricati nelle carovane e più volte abbiamo rischiato di essere attaccati. Davanti a noi hanno arrestato 18 persone».
Ore di angoscia. «Abbiamo temuto per la nostra vita», racconta Attilio, con le immagini di incendi e feriti ancora negli occhi, «ci ha tenuti svegli per giorni la paura. Con noi c'erano una quindicina di bambini, tra i nostri sei e quelli dei lunapark. Abbiamo mangiato pasta in bianco o aglio e olio per giorni, per fortuna noi italiani ci portiamo sempre le scorte dietro. Per gli animali avevamo il foraggio, ma stava scarseggiando. Il latte in polvere ce lo ha fornito l'ambasciata. Gli ultimi due giorni abbiamo raggiunto un mercato rionale. Uscivamo solo noi uomini in gruppo, guardandoci le spalle a vicenda».
Il rimpatrio. L'attracco a Napoli della nave Toscana della Tirrenia è avvenuto ieri alle 22,30. «Siamo stati in continuo contatto con la Farnesina», spiega Bellucci, «hanno fatto un lavoro meraviglioso. Una dirigente appena ci ha visti sbarcare si è messa a piangere e ci ha abbracciato. Per noi si sono mossi anche il governatore della Puglia, Nichi Vendola, il sindaco di Bari, Michele Emiliano e quello di Lecce, Paolo Perrone, visto che siamo pugliesi. Ci è sembrato che fossero tutti angeli custodi, compresi i dipendenti della Tirrenia, gentilissimi, che ci hanno fatto sentire protetti». Forse il circo si fermerà nel Lazio per un po'. In primavera sono previste tappe all'Aquila e ad Avezzano.
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