Una pattuglia dei carabinieri di Lanciano

LANCIANO

Botte alla stazione, arrestato uno dei minorenni del branco: ha 14 anni ed è l'unico imputabile

Il giovane hè stato rinchiuso in una comunità educativa. Il giudice: codice di onore, regole comportamentali e pericolo di reiterazione del reato

LANCIANO. Ha  14 anni e per legge è imputabile. Nei suoi confronti il giudice ha così fatto scattare l'ordinanza di misura cautelare eseguita dai carabinieri. Ieri sera il più grande dei tre minorenni indagati per aver picchiato nei mesi scorsi il ragazzo ed un amico nell'area della stazione Sangritana, è stato arrestato e adesso è rinchiuso in una comunità educativa della Provincia in affidamento ai Servizi minorili dell’amministrazione giudiziaria, in attesa dell’interrogatorio. E' accusato di aver fatto parte del branco "protagonista" di quella nottata che ha proiettato Lanciano alla ribalta delle cronache nazionali.

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Si tratta del più grande dei tre minorenni (gli altri due hanno infatti 13 anni). Ed è per questo motivo l'unico (per ora) imputabile. Il giudice delle indagini preliminari del Tribunale per i minorenni dell’Aquila ha riconosciuto che la sua condotta è stata tutt’altro che passiva poiché il 14enne avrebbe colpito con pugni al volto il 18enne Giuseppe Pio D'Astolfo (uscito dal coma e attualmente in un centro di riabilitazione), l'amico G.B.A. di 26 anni, e incitato gli altri due minorenni della bay gang a tenere la medesima condotta.

In base agli elementi raccolti dai carabinieri, il giudice ha desunto la "coesione del gruppo e la condivisione di codici di onore e regole comportamentali dai quali scaturisce che gli atti compiuti dal singolo siano condizionati e determinati, ben più che meramente facilitati, dal comportamento e dalla osservazione degli altri". Le esigenze cautelari sono state determinate in rapporto al vigore "dei condizionamenti collettivi", dai quali gli indagati appaiono "fortemente vincolati, e sulla doverosità di condotte reattive reintegratici dell’onore o, comunque, della reputazione all’interno del gruppo".

Inoltre, sempre secondo il giudice, c'era il pericolo che il 14enne tornasse a commettere atti di violenza ("reiterazione del reato") poiché non ha ritenuto adeguato l’ambiente familiare in cui si trovava alla tutela degli interessi protetti.

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