Botte e film porno ai figli: padre condannato a 4 anni

Atessa, in tribunale il caso della famiglia che viveva tra spazzatura ed escrementi Il difensore annuncia ricorso in appello. La moglie: «Mai stato un papà-orco»

ATESSA. Quattro anni di reclusione e l’interdizione per cinque anni dai pubblici uffici è la condanna, in primo grado, per il papà dei quattro fratellini di Atessa, accusato di maltrattamenti e lesioni nei confronti di moglie e figli minorenni. L’uomo, 36 anni, è stato processato ieri mattina secondo il rito abbreviato - che prevede lo sconto di un terzo della pena - come richiesto dallo stesso imputato.

Accompagnato dagli agenti penitenziari, il papà della “casa degli orrori” - la famiglia viveva in mezzo a spazzatura ed escrementi- ha voluto presenziare all’udienza, svolta a porte chiuse nel tribunale di Lanciano. Era presente anche la moglie.

Il pm Rosaria Vecchi aveva chiesto la condanna a 6 anni, già scontati, il difensore Antonella Marchetti l’assoluzione o il minimo della pena. Il gup Massimo Canosa ha riconosciuto al papà di Atessa le attenuanti generiche, in quanto incensurato, e gli ha inflitto la condanna a 4 anni. Il giudice ha, invece, rigettato la richiesta di scarcerazione motivandola col fatto che non sarebbe disponibile una struttura pronta ad accogliere l’uomo, che soffre di una sindrome depressiva. L’uomo, cui il tribunale dei minori, ha sospeso la patria potestà, dovrà rimanere nel carcere di Lanciano, dove è detenuto dallo scorso 15 aprile. Da qualche tempo è stato trasferito nell’area verde del penitenziario dopo aver ricevuto minacce.

L’uomo era stato arrestato dopo che dai racconti dei figli più grandi, di 11 e 9 anni, era emerso uno spaccato di vita familiare difficile. Dalle indagini, condotte dalla polizia e svolte anche con colloqui a scuola, erano emerse accuse pesanti: il papà maltrattava e picchiava i figli, ferendoli anche con armi da taglio e costringendoli a vedere film porno. Questo sarebbe accaduto una sola volta (all’uomo sono stati sequestrati diversi dvd ma solo 4 sono a luci rosse) e alcuni episodi di lesioni sono stati confutati dalla difesa.

«Aspettiamo di leggere le motivazioni della sentenza e valutiamo l’ipotesi di proporre appello», commenta l’avvocato Marchetti, «la condanna è sproporzionata ai fatti che effettivamente possono essere contestati al mio assistito. Se fosse vero che la figlia è stata colpita dal coltello lanciato dal padre, non c’è traccia di un certificato medico o di un ricovero». «Mio marito poteva essere un padre nervoso, ma non orco», lo difende la moglie, «da 14 anni siamo sposati e non ha mai lanciato coltelli ai figli.È vero, lo hanno raccontato i bambini, ma si sa che i bimbi sono fantasiosi».

Stefania Sorge

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