Cancro del colon, dal Cesi di Chieti speranza di prevenzione

Studio sull’aspirina del Centro di scienze dell’invecchiamento della d’Annunzio Tre ricercatrici abruzzesi alla guida della pista d’indagine antitumorale

CHIETI. Nuove strategie di cura del cancro al colon-retto con aspirina a piccole dosi mista ad altri farmaci anti-piastrinici. E’ una pista d’indagine seguita nei laboratori del Cesi, centro di scienze dell’invecchiamento, dall’equipe di Paola Patrignani, ordinario di farmacologia del dipartimento di neuroscienze e imaging dell’università d’Annunzio. Sentiero di studio che è stato apprezzato già a livello internazionale con la recente pubblicazione sul The Journal of Pharmacology and Experimental Therapeutics , prestigiosa rivista di farmacologia. Lo studio, vanto in più per la nostra regione, porta la firma di tre ricercatrici abruzzesi: Melania Dovizio, Stefania Tacconelli ed Emanuela Ricciotti. Nella schiera di scienziati coinvolti ci sono anche nomi dell’università di Francoforte in Germania, Filadelfia e South Carolina negli Stati Uniti e dell’Istituto nazionale dei tumori di Milano. Tutto parte dai risultati posti da altre ricerche. Peter Rothwell dell’università di Oxford, in particolare, ha visto che nei pazienti, trattati con l’aspirina per la prevenzione di malattie cardiovascolari da almeno 5 anni, si riduce anche la mortalità per cancro del colon-retto. Altri studi, poi, condotti da equipe di Carlo Patrono, coordinatore scientifico del CeSI e ordinario di farmacologia alla Cattolica di Roma, hanno dimostrato che l’aspirina, quando somministrata a basse-dosi, agisce attraverso l’inibizione della funzione piastrinica. Le piastrine aiutano il sangue a coagulare ma hanno anche, qualora prodotte in modo eccessivo e disordinato, l’effetto di formare delle vere e proprie barriere nel sangue, portando a trombosi dei vasi. C’è un parallelo tra la ridotta mortalità per cancro al colon retto, la prevenzione dei danni da piastrine e l’uso dell’aspirina? La squadra di ricercatori coordinati da Paola Patrignani s’è chiesta proprio questo. «I risultati degli studi clinici che hanno mostrato l’efficacia dell’aspirina anche a basse dosi», dice la professoressa, «di prevenire l’incidenza di mortalità per cancro del colon-retto, ci hanno portato ad ipotizzare che l'atero-trombosi ed il cancro del colon-retto possano essere caratterizzati da un meccanismo fisiopatologico comune, ossia l'attivazione piastrinica in risposta a danno o disfunzione tissutale. Infatti, le piastrine, una volta attivate, sono in grado di produrre e di liberare dai loro granuli numerosi prodotti, sia lipidici che proteici, che potrebbero giocare un ruolo nello sviluppo di adenomi colon-rettali e nella loro progressione ad adenocarcinomi».

A metterci cuore e cervello in questa ricerca ci sono tre abruzzesi. Melania Dovizio, 29 anni di Penne, è prima firmataria e ha lavorato, tra l'altro, grazie a una borsa di studio in parte sostenuta da un assegno regionale per l’alta formazione nell’ambito del progetto speciale multiasse “Reti per l'Alta Formazione”, svolgendo anche un anno del suo dottorato di ricerca nell’Università di Francoforte, laboratorio del professor Steinhilber, che ha partecipato alla ricerca. Emanuela Ricciotti , 36 anni di Chieti, poi, si è laureata e ha iniziato la sua carriera scientifica nella città natale, con la Patrignani, e oggi lavora presso l’università della Pensilvania, da dove ha collaborato allo studio in questione. Cervelli di casa nostra, dunque, ma anche d'esportazione, che hanno messo basi importanti per individuare nuove strategie di cura di una delle malattie, il cancro al colon-retto, oggi più temuto nei paesi occidentali.

Sipo Beverelli