Cardiochirurgia, 200 persone in attesa

Fila per gli interventi. Polo del cuore incompleto, contratto di variante ancora senza firma
CHIETI. Duecento pazienti in lista d'attesa per un intervento nella cardiochirurgia teatina. Circa 5 mesi di fila per avvalersi dell'eccellenza della sanità locale, guidata da Gabriele Di Giammarco, tenuta a freno da limiti strutturali. Il varo della nuova palazzina del cuore li supererebbe.
«Nel giro di 6-8 mesi i lavori saranno finiti» assicura il manager della Asl Francesco Zavattaro, superando la promessa fatta a settembre scorso insieme all'ex assessore regionale Lanfranco Venturoni di una fine lavori entro l'anno. Non la pensano così gli 8 consiglieri comunali del Nuovo Polo teatino, che hanno chiesto un incontro urgente al manager.
Non ne sa di più, poi, il professor Di Giammarco. «Sono fermo», dice il cardiochirurgo, «alle promesse del termine dei lavori entro fine anno, ma non ho avuto mai alcuna comunicazione ufficiale sulla data di ultimazione dei lavori».
Da lui apprendiamo che a tenere a freno l'attività sono i posti di terapia intensiva dedicati, solo 4 invece degli 8 previsti nella nuova palazzina. Gli specialisti, pur potendo fare di più dei 500 interventi l'anno attualmente registrati, devono frenare. Almeno fino a quando non sarà varata la nuova palazzina del cuore, da circa 26 milioni di opere nude e crude, in costruzione dal 2006. I lavori da oltre due anni procedono però a singhiozzo. Tutto è legato alle varianti per la realizzazione delle due sale operatorie, inizialmente non previste nel progetto. Voci di corridoio vorrebbero, addirittura, che oggi, dopo essere passati da una open space, ultra moderna e a tre letti, a due tradizionali con un letto ciascuno, la direzione generale vorrebbe cancellare di nuovo del tutto le sale. Un paravento di ostacoli amministrativi, tra azienda e Regione, starebbe così maturando il temuto scippo della cardiochirugia teatina.
«Non è vero affatto», dice il manager Francesco Zavattaro, «entro pochi giorni dovremmo firmare il nuovo contratto con la Ati di imprese che sta facendo i lavori. Per questa palazzina», continua, «nel progetto appaltato inizialmente non erano state previste le sale operatorie, anche se c'erano i fondi accantonati. L'amministrazione Maresca aveva ritenuto di fare una variante, che avrebbe previsto la open space da 3 letti, costosissima. Fu così cambiato il quadro economico dell'opera ed eliminati, ad esempio, arredi e completamento dell'11º livello. Quando ci siamo insediati noi, avremmo dovuto firmare la variante con l'Ati e per questo serviva l'approvazione della giunta regionale, che ha chiesto la nostra conferma. Non abbiamo ritenuto di darla, perché alla fine la palazzina comunque non avrebbe potuto partire, visto, che, tanto per cominciare, non avrebbe avuto gli arredi. Facemmo così una semplice delibera di presa d'atto. La Regione ha quindi voluto una relazione dettagliata in cui spiegassimo il perché eravamo contrari al progetto Maresca. Siamo arrivati all'autunno 2010, quando con la direzione dei lavori, Proger, e la capogruppo Ati, De Cesare ingegner Ulrico, abbiamo definito una nuova variante con 2 sale operatorie da un letto l'una, così da avere i soldi anche per gli arredi e il completamento delle opere murarie».
Alessandro Giardinelli dell'Udc, però, osserva: «A noi risulta che gli atti amministrativi, necessari a dare il via al completamento dell'opera, sono fermi». E' così che svela un clima incandescente, confermato dalle parole di Angelo De Cesare, amministratore delegato della De Cesare ingegner Ulrico. «Se non ci firmano il contratto e definiscono i lavori da eseguire a stretto giro», tuona De Cesare, «saremo costretti a sospendere i lavori e chiedere i danni conseguenti».
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