Cardiochirurgia, incompiuta da 35 milioni

Variante per la sala operatoria, manca il contratto. L'impresa orientata a fermarsi

CHIETI. Gli atti di variante della sala operatoria del Polo di cardiochirurgia non ancora sono arrivati in Regione. Anzi, il fasciolo che cambia il vecchio e avveniristico progetto da open space, con tre tavoli operatori, a una normale sala con un solo tavolo operatorio, sembra sia ancora fermo negli uffici della direttrice amministrativa della Asl Silvia Cavalli. Privo di delibera. La storia del polo di cardiochirurgia, 35 milioni già spesi dalla collettività, nonostante le rassicurazioni del manager Francesco Zavattaro che annuncia una immente conclusione dei lavori, è sempre più sofferta.

Nel primo progetto del nuovo polo di cardiologia, che avrebbe dovuto compensare la chiusura di tre ospedali San Camillo, ex Santissima Annunziata e ex pediatrico, la sala operatoria non era neanche prevista. Nel 2009, dietro indicazione del direttore di dipartimento Gabriele Di Giammarco, si pensò a una sala operatoria di quelle che si vedono solo nei paesi del Nord Europa: un open space con tre tavoli che avrebbe consentito di promuovere l'alta professionalità che aveva saputo esprimere la cardiochirurgia teatina, sede della scuola di specializzazione.

Il progetto, variante del primo, di 26 milioni, compì tutti i passi burocratici, approvato da tutti gli organi tecnici, mancava (e manca ancora) solo la firma del contratto davanti al notaio che potesse dare alla associazione di imprese guidata dalla «De Cesare ingegner Ulrico» il via ai lavori. Ma alla Regione e alla Asl sembrò troppo ambizioso e costoso. Così ci si orientò verso più umili propositi e si avviarono le pratiche di «assestamento della variante»: si sarebbero risparmiati 300 mila euro. Soldi che poi sono stati spesi per la sistemazione esterna del policlinico e per alcune rifiniture dell'11esimo livello. La Asl per il nuovo progetto di variante si avvalse della collaborazione dell'architetto Pipoli: 26 milioni (meno 300 mila) per un polo cardiologico completo, più circa un milione e 800 mila euro per l'Emodinamica. Ci fu una riunione nell'agosto 2010, alla quale seguì una conferenza stampa, a settembre, promossa dal sindaco Umberto Di Primio dopo alcune dichiarazioni dell'assessore all'agricoltura Mauro Febbo che disse che le sale operatorie non si sarebbero mai fatte e nella struttura si sarebbero trasferiti gli uffici amministrativi della Asl.

In quel vertice con i cronisti, l'allora assessore regionale Lanfranco Venturoni e il senatore Fabrizio Di Stefano si affrettarono a dare ampie assicurazioni che il polo cardiologico sarebbe stato completato entro un anno, sala operatoria compresa («Una basta e avanza» disse Venturoni). Ma a distanza di quasi un anno è tutto ancora fermo. Gli interventi della cardiochirurgia sono diminuiti. Anche nella Emodinamica, (nata nel 1982) che condivide una sola sala con la radiologia, e nella quale per l'alta professionalità delle prestazioni, si realizza il doppio degli interventi nell'omologo reparto di Teramo (con due sale operatorie), ha rallentato il passo. I pazienti cercano altri presidi. Ed ecco che le 300 mila euro risparmiate si dissolvono come neve al sole, per una incipiente mobilità passiva.Senza contare che i lavori della Ati, che sta realizzando la nuova struttura, fa sapere l'architetto Angelo De Cesare, procedono a singhiozzo, con ordini di servizio estemporanei della Asl, non confortati da nessun contratto. Quaranta operai in un cantiere dai costi altissimi.

I passi sono ancora molti da fare: firmare il primo contratto del progetto che prevedeva l'open space, deliberare la variante, inviare tutto alla Regione per l'ok e firmare il contratto dal notaio. Da quel momento scattano 300 giorni di tempo per finire la struttura. Se entro il 15 luglio non si firmerà il contratto, e i lavori non si avvieranno a pieno regime, l'impresa è orientata a fermarsi e intenzionata a chiedere i danni. I costi potrebbero essere ben più alti. Altro che 300 mila euro di risparmio.

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