Chieti, addio a Don Vincenzo: il monsignore “neroverde”

Don Vincenzo Fioriti era il simbolo della tifoseria del Chieti. I funerali nel duomo di Atessa

CHIETI. Ci ha lasciato monsignor Vincenzo Fioriti, 93 anni, il sacerdote che aveva scelto lo sport come mezzo di apostolato, in particolare il calcio che seguiva con passione e competenza. E' stato infatti il fondatore della Falchetta, per ricordare solo i suoi trascorsi sportivi teatini. Negli ultimi tempi l'avanzata età gli aveva impedito di continuare a frequentare gli stadi, evitandogli l'amarezza che sicuramente avrebbe sentito per l'attuale situazione della squadra neroverde, che comunque avrebbe incitato a reagire, perché la sua visione dello sport e della vita era sempre positiva.

Don Vincenzo, come preferiva essere chiamato, lasciando da parte il monsignore, è stato canonico penitenziere della cattedrale e cappellano dell'Arciconfraternite del Sacro Monte dei Morti. Del cardinal Vincenzo Fagiolo, quando era arcivescovo di Chieti, è stato vicario e strettissimo collaboratore. Per 40 anni ha vissuto a Chieti dove, insieme all'allora parroco don Giuseppe Di Falco, svolse una intensa opera di apostolato. usando lo sport per avvicinare i giovani a Dio. Nel febbraio di quest'anno era stato il personaggio della teatinità, con una pagina a lui dedicata: era rimasto commosso. «Non merito tanto - disse- ho fatto solo quel che mi impone l'abito che ho scelto di indossare tanti anni fa». Infatti venne ordinato sacerdote il 15 luglio del 1945, appena dopo la bufera della guerra, dal vescovo Venturi.

Ed ha meritato certamente la riconoscenza e l'affetto dei tanti che ha saputo guidare nel periodo di formazione non solo spirituale. E' stato presidente della squadra di Villa Santa Maria, che lui stesso aveva fondato. La maglie di quella squadra? Neroverde, ovviamente, i colori che ha davvero portato nel suo grande cuore. Colori che voleva sempre che fossero esaltati, in una visione dello sport che fosse fatta di lealtà, passione e rispetto per gli avversari. Raccontò che ben otto ragazzi che avevano giocato nelle sue squadre erano arrivati a calcare i campi della serie B. Aveva tanta riconosciuta competenza nel mondo dello sport e nel calcio, che riusciva non solo a curare l'anima e lo spirito del ragazzi a lui affidati, ma dava anche una mano concreta agli allenatori ed istruttori per curare bene anche il corpo, cioè la preparazione tecnica e atletica dei giovani. E' stato anche un bravo giocatore di bocce, animatore dei circoli che frequentava.

E sempre il suo impegno era accompagnato dal suo apostolato. Sapeva parlare con uguale forza e credibilità a tutti, sia quando si trovava a diffondere la parola di Dio in alti consessi sociali, sia quando era per la strada, a dare la mano a chi aveva immediati bisogni. Un vero servo di Dio ed una grande persona. Così lo ricordano e lo piangono in tanti. Lascia il fratello Nicola e le sorelle Carmela e Imelda.