il caso

Chieti, cannabis in casa: arresti domiciliari per Pellegrini

Il musicista finito in carcere a giugno per aver coltivato la cannabis che serve per le sue cure, esce oggi dopo una grande mobilitazione. Il suo avvocato: «I gravi problemi di salute hanno reso l'uscita dal carcere un passo obbligato non solo dal punto di vista legale, ma anche umano»

CHIETI. Domiciliari a Fabrizio Pellegrini, il pianista di 47 anni malato di fibromialgia e finito in carcere a Chieti per aver coltivato piante di cannabis per curarsi. Ad annunciare il provvedimento è stato l'avvocato Vincenzo Di Nanna segretario di Amnistia, Giustizia e Libertà Abruzzi e difensore di Pellegrini insieme all'avvocato Giuseppe Rossodivita, segretario del Comitato Radicale per la Giustizia "Piero Calamandrei". Per Pellegrini c'è stata una vasta mobilitazione (dall'interrogazione di Gianni Melilla al ministro Orlando ai digiuni di solidarietà) fino all'annuncio di verifiche da parte del ministro Orlando. L'avvocato Di Nanna è entrato da poco nel carcere di Chieti per tutti gli adempimenti formali; l'uscita di Pellegrini dalla struttura dovrebbe avvenire nelle prossime ore.

leggi anche: Chieti, ha diritto alla cannabis per curarsi ma non può pagarla: in carcere il pianista Pellegrini Arrestato a giugno perchè aveva sei piante di marijuana sul davanzale, l'artista malato di fibromialgia è stato arrestato nonostante l'incompatibilità con il suo grave stato di salute. Appelli al governo e digiuni di solidarietà, interrogazione di Melilla (Sel) al ministro di Grazia e Giustizia

«Salutiamo con soddisfazione l'accoglimento del ricorso e la disposta scarcerazione: un provvedimento che gli salva la vita», commenta il legale. «I vistosi ematomi e gli altri insostenibili sintomi che si sono manifestati in seguito all'interruzione della terapia - aggiunge - hanno reso l'uscita dal carcere un passo obbligato non solo dal punto di vista legale, ma anche umano. Una necessità che è stata colta con prontezza e sensibilità dal magistrato di sorveglianza Maria Rosaria Parruti. La magistratura ha saputo riconoscere la gravità della situazione e intervenire nel modo più adeguato: ma fino a quando sarà la giustizia a dover riparare all'inadeguatezza della politica?», si chiede Di Nanna parlando di «un caso emblematico delle contraddizioni del proibizionismo e dell'attuale quadro legislativo».

La gioia dei radicali. «Il provvedimento che dispone i domiciliari per Fabrizio Pellegrini è una bellissima notizia e un successo della mobilitazione radicale che ha visto in pochissimi giorni oltre 150 persone da tutta Italia chiederne la scarcerazione aderendo con un digiuno a staffetta all'iniziativa nonviolenta lanciata da Andrea Triscuoglio, Norberto Guerriero e dagli altri compagni radicali di Foggia». Lo afferma Riccardo Magi, segretario dei Radicali. «Il nostro grazie - prosegue va a tutti coloro che si sono impegnati in questa battaglia di civiltà, che oggi raccoglie una prima piccola vittoria ma che intendiamo portare avanti per tutte le vittime del proibizionismo. Abbiamo chiesto infatti al presidente della Regione Abruzzo D'Alfonso di garantire l'effettiva applicazione della legge regionale sulla cannabis terapeutica, che prevede che i farmaci siano a carico del servizio sanitario regionale, evitando così nuovi »casi Pellegrini«; verificheremo lo stato di applicazione delle leggi sulla cannabis terapeutica in tutte le regioni che le hanno approvate. E soprattutto come Radicali Italiani continueremo, insieme all'Associazione Luca Coscioni, a raccogliere in tutta Italia le firme sulla legge popolare Legalizziamo.it che prevede, oltre al più ampio accesso possibile alla cannabis terapeutica, la legalizzazione della cannabis e alla decriminalizzazione dell'uso di tutte le sostanze. I danni del proibizionismo sul piano della giustizia, della salute e anche dell'economica sotto gli occhi di tutti. Il paese è maturo, è ora di legalizzare».