il mistero

Chieti, un anno fa la scomparsa di Valerio D'Ettorre

Dopo il clamore, il silenzio: la città dimentica il 59enne. Il Centro ripercorre gli ultimi drammatici momenti legati alla vita del fotografo teatino

CHIETI. Sette mesi fa la procura di Chieti aveva chiuso il caso. Per il pm Lucia Campo, il noto fotografo teatino Valerio D’Ettorre (per tutti Valerio Ventitré) sparito a fine settembre del 2015 a 59 anni, si sarebbe allontanato volontariamente dalla sua casa e dalla sua città. Il clamore scaturito dalla sua scomparsa accompagnò per mesi la speranza di una storia a lieto fine, ma ora, a distanza di un anno, la città sembra aver dimenticato l’assenza di un figlio devoto sparito nel nulla per chi sa quale motivo. La redazione del Centro ha deciso di ripercorrere quei drammatici momenti che raccontano la storia di un uomo apparentemente schivo, generoso e sensibile, segnato profondamente dalla morte della madre che accudiva amorevolmente e dalla perdita del lavoro.

LA SCOMPARSA. Le tracce dell’ex fotografo del quotidiano Il Tempo si perdono a fine settembre del 2015, ma la denuncia di scomparsa viene presentata in questura il due ottobre dai parenti di Valerio. A far scattare l’allarme sono stati il cognato Pierluigi Tacconelli, titolare di una boutique a Chieti, e il vicino di casa Franco Di Tommaso, ex vigile urbano particolarmente preoccupato perché l’appartamento dove viveva Valerio, in via Papa Giovanni XXIII, adiacente al suo, aveva stranamente da una settimana una finestra spalancata. Ed è stata proprio quella finestra però a consentire ai vigili del fuoco e alla polizia, allertati dal collega fotografo Michele Camiscia, di entrare nell’appartamento.

LE RICERCHE. I poliziotti della squadra Mobile, coordinati del vicequestore Francesco Costantini batterono la zona di Chieti e quella circostante palmo a palmo. Nei giorni successivi si attivarono anche gli operatori del Soccorso alpino del Cai considerato che l’ultima volta Valerio venne visto un sabato pomeriggio da una coppia di amici, all’altezza del rifugio Pomilio, a Passo Lanciano, la parte più alta della montagna raggiungibile senza particolare attrezzatura, prima del rifugio Fusco. Avrebbero parlato per un po’ ma quando la coppia decise di scendere giù a valle Valerio disse che si sarebbe trattenuto perché stava aspettando alcuni amici. La notizia venne confermata da un precedente incontro che il fotografo, (che da quando le redazioni abruzzesi del quotidiano romano hanno chiuso, rimasto senza lavoro, ha tuttavia continuato a collaborare con alcuni colleghi), ebbe con un altro conoscente. Questi stava scendendo dal rifugio mentre lui si avviava verso il Pomilio. Tutti particolari che vennero riferiti alla polizia che mandò subito una pattuglia in montagna. Una vasta area montana venne battuta di giorno e di notte con mezzi aerei e terrestri. Vennero perlustrati a piedi decine di sentieri di montagna senza sosta, anche in condizioni atmosferiche proibitive. Ma di Valerio nessuna traccia.

GLI APPELLI. Il 14 ottobre lo staff di Rai3 arrivò a Chieti per occuparsi della scomparsa del fotografo. Il cognato Pierluigi Tacconelli, il sindaco Umberto Di Primio e il fotografo del Centro Michele Camiscia fecero un accorato appello durante la trasmissione condotta da Federica Sciarelli: «Valerio fa parte della città di Chieti, deve tornare, faremo ogni cosa che deve essere fatta» assicurò il sindaco.

LE SEGNALAZIONI. Tante le telefonate arrivate al centralino della trasmissione televisiva «Chi l’ha visto?», ma nessuna purtroppo si è dimostrata attendibile.

CASO CHIUSO. Il fascicolo sulla scomparsa del fotografo teatino venne chiuso l’8 febbraio scorso, ma il mistero resta. Che fine ha fatto Valerio? Vittima di una disgrazia? Di un momento di inconsolabile sconforto? A chi lo ha conosciuto e amato piace pensare che sia ancora vivo e felice in qualche angolo del mondo.