Condannata la banda dei bancomat: «Ha rubato 614mila euro con i codici»

1 Agosto 2025

In tre ritenuti colpevoli dei raid compiuti tra Chieti, Pescara, Città Sant’Angelo, Fossacesia e Martinsicuro. I colpi messi a segno anche in corso Marrucino e alla Trinità. La mente del gruppo è morta

CHIETI. Scattano le condanne per la banda che svuotava le casseforti dei bancomat e aveva la spavalderia di colpire anche nei luoghi simbolo di Chieti, come corso Marrucino, a dieci passi dieci dal portone della prefettura. La Corte d’appello dell’Aquila ha inflitto cinque anni e un mese di reclusione al romano Marco Adelli (66 anni), quattro anni al pescarese Paolo De Luca (54) e un anno, tre mesi e quindici giorni (pena sospesa) ad Antonio Maravalle (63), anche lui residente a Pescara. Di fatto, i giudici di secondo grado hanno confermato la sentenza emessa dal giudice Maurizio Sacco, se si esclude un mini-sconto di un mese per De Luca.

L’ELENCO DEI COLPI – Gli imputati – capaci di arrivare ai soldi senza esplosivo, ma utilizzando chiavi “Dallas” e codici forniti da «un insospettabile» – sono stati ritenuti colpevoli di sei furti pluriaggravati e tre tentati, compiuti dal 25 ottobre 2019 al 18 giugno 2021, a Chieti (anche in piazza della Trinità e in viale Benedetto Croce), Pescara (via Nicola Fabrizi e viale Marconi), Città Sant’Angelo (all’interno dell’Outlet Village), Fossacesia (alla Marina due volte) e Martinsicuro (al centro commerciale La Torre, solo per quest’ultimo raid De Luca è stato assolto). Nel mirino sono finite le filiali di Intesa San Paolo, Allianz Bank, Ing Bank e Banca popolare di Bari. Il bottino totale è di ben 613.800 euro. A incastrare i ladri – con immagini delle telecamere, ore di pedinamenti, intercettazioni e tabulati telefonici – sono stati i poliziotti della squadra mobile di Chieti.

I RUOLI – Il quarto imputato, secondo gli investigatori «a tutti gli effetti il cervello dell’organizzazione», è morto di malattia a processo in corso. È stato lui, titolare di un negozio di ferramenta a Pescara, a essere al vertice di tutte le decisioni e ad aver chiamato in Abruzzo Adelli, «instancabile specialista del bancomat» e unico autore materiale dei colpi. Non solo: aveva «le competenze specifiche per duplicare anche chiavi non comuni, come quella necessaria per disattivare l’allarme». L’«insospettabile» è Maravalle, all’epoca titolare di una ditta di San Giovanni Teatino specializzata in vendita e assistenza tecnica di casseforti, bancomat e combinatori elettronici: aveva contatti diretti solo con il titolare della ferramenta ed è stato «il fondamentale e decisivo fornitore dei codici, dei combinatori magnetici e delle chiavi di accesso, guarda caso proprio di banche del cui sistema di sicurezza lui si occupava». E proprio grazie a queste informazioni Adelli ha potuto «agire indisturbato e rapidamente, di giorno e perfino confondendosi tra i clienti e apparendo quasi una sorta di anonimo operatore del sistema di sicurezza della banca, con il berretto e con una borsa a tracolla». Infine, c’è De Luca, braccio destro del titolare della ferramenta e anche «insostituibile palo, più volte ripreso con gli stessi indumenti» vicino all’esecutore materiale dei furti «e intento a scrutare tutte le possibilità offerte dai bancomat delle zone d’Abruzzo, giacché Adelli abita fuori regione».

L’INTERCETTAZIONE – Gli sportelli bancomat presi di mira non a caso sono del tipo non presidiato, vale a dire non ubicati all’interno di filiali bancarie, ma con la presenza di locali tecnici separati, tanto che a occuparsi del rifornimento del denaro sono gli istituti di portavalori e non i dipendenti delle banche stesse. «A me mi piace solo a ruba’ e far male alla gente», diceva Adelli mentre era in macchina con la compagna. Ma non poteva sapere che una microspia piazzata dalla Mobile stava registrando tutto. Il ladro romano, raccontano le carte dell’inchiesta, è «noto alle forze dell’ordine per una densa biografia criminale, specializzata in reati contro il patrimonio e il cui tenore di vita è incongruo rispetto alla sua unica fonte di reddito, ossia il reddito di cittadinanza, e alla sua residenza anagrafica nel domicilio riservato agli indigenti e ai senza fissa dimora romani». Adelli, al momento degli arresti del novembre 2021, era proprietario di una villetta a Fiumicino con accesso diretto in spiaggia, aveva una moto e un’automobile nuova.

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