Costa dei trabocchi: la Via Verde spezzata, un ponte per completare la pista sul mare

Ecco il progetto per il tratto crollato a Torino di Sangro: una passerella in acciaio di quasi 80 metri. La sfida del sindaco: «L’ultimo via libera a settembre, a dicembre i lavori. Tutto pronto nel 2026»
TORINO DI SANGRO. Un ponte lungo quasi 80 metri, in località Lago Dragoni a Torino di Sangro, per riannodare il filo spezzato della pista ciclopedonale della Via Verde sulla Costa dei trabocchi. Lì dove l’ex ferrovia Adriatica è crollata nel mare, nel 2026 dovrebbe allungarsi una passerella con pilastri in cemento armato e struttura in acciaio protetta da una fila di scogli: sarebbe il coronamento del sentiero d’Abruzzo, 70 chilometri da Francavilla fino a San Salvo.
Se il sogno di realizzare ostelli, ristoranti e punti culturali nelle ex stazioni di San Vito Chietino, Fossacesia, Torino di Sangro e Vasto è appeso a un filo – servono almeno 12 milioni di euro che per adesso nessuno possiede –, il progetto di completare la pista ciclabile, dal lungomare Costa Verde di Torino di Sangro fino al trabocco Punta le Morge, si avvia alla fase decisiva: serve il via libera dell’ultima conferenza dei servizi in programma il prossimo 2 settembre, poi ci sarà la gara d’appalto per trovare la ditta.
«Il nostro obiettivo è partire con i lavori a dicembre», dice il sindaco Nino Di Fonso, «per completare l’opera ci vorranno due anni». Il Comune ha in cassa 3,9 milioni di euro concessi dalla Regione Abruzzo. «Ringrazio la Regione per questi fondi; su quest’opera c’è stata piena sinergia tra gli enti», sottolinea il sindaco di centrodestra, «quando i progetti partono dal basso, poi si realizzano davvero». È una critica neanche tanto velata alla Provincia di Chieti, guidata dal presidente Pd Francesco Menna che vuole rilevare le ex stazioni che sprofondano nel degrado ma, nonostante il tempo che passa, finora non ci è riuscito. «Io faccio politica ma sono soprattutto un amministratore», dice Di Fonso, «e voglio il bene degli abruzzesi».
Il progetto del ponte tra il mare e la riserva naturale della lecceta è stato stilato dagli architetti Riccardo Mancinone e Angela Polidoro e dall’ingegnere Lorenzo Presenza, tutti di Torino di Sangro. Oltre al collegamento nell’area crollata – schiantato al suolo anche il maxi manifesto celebrativo con scritto “La pista ciclopedonale tra mare e natura. Scopri la magia di tutta la Via Verde Costa dei trabocchi” – è previsto anche il rifacimento del fondo stradale che oggi è ancora quello in pietre dell’ex ferrovia. Il tratto è lungo 2,1 chilometri: «Per tutta l’area di intervento», dice la relazione dei progettisti, «al fine di renderla fruibile in totale sicurezza, si provvederà ad eseguire opere stradali al fine di predisporre l’intero tratto alla fornitura e posa dell’asfalto resinato che costituirà lo strato finale della ciclovia da dover realizzare». Ma la stessa relazione, passando in rassegna i tratti compromessi dalla furia del mare e collassati, dice anche altro: «Tale area è costituita principalmente da una fascia litoranea costituita da costa alta in buono stato di conservazione nella maggior parte del tratto ma che presenta zone puntuali di dissesto idrogeologico». E, in questi tratti, sarà necessario arginare le frane: «Cause dello smottamento all’origine dei fenomeni di dissesto possono essere ricondotte alla genesi di fenomeni erosivi localizzati in corrispondenza del piede dalla scogliera», spiega ancora la relazione. Il ponte a picco sul mare, dice il documento, «sarà ulteriormente protetto a monte con una paratia di contenimento costituita da pali di fondazione profondi con tiranti realizzati con micropali».