Detersivo al bambino appena nato, è stata la madre: «Mi volevo suicidare, ho sbagliato»

La donna racconta quegli attimi trascorsi in piena crisi depressiva post-partum e di confusione, l’avvocato: «Ma ora è pronta a tutto e a seguire percorsi di cura pur di riabbracciare il figlioletto»
VASTO. Il mondo sembrava esserle crollato addosso, voleva morire e per questo ha bevuto una piccola quantità di detersivo versata in una tazzina da caffè. E qualche sorso di quel detersivo è stato ingerito anche dal figlioletto di 3 mesi. Il buio, però, è durato pochi secondi. Il pianto del piccolo l'ha ricondotta alla realtà e provvidenziale è stato l'intervento del padre del piccino che ha trasportato all'ospedale San Pio il figlioletto e la madre. La donna di 42 anni che ha messo nei guai anche il marito, accusato di non aver vigilato a sufficienza sul figlio, ha ammesso le proprie responsabilità, ma è disposta a fare un percorso rieducativo pur di riabbracciare il suo bambino.
La giovane mamma è accusata di lesioni aggravate. il Tribunale per i minori dell'Aquila ha sospeso la potestà genitoriale sia sua che del marito. Il futuro del bambino che può essere dato in affido, sarà deciso lunedì .
Due giorni fa la donna ha incontrato per la prima volta il suo legale, l'avvocato Antonello Cerella. «Rimane ricoverata in una struttura di Lanciano ed è molto provata», afferma il legale, «lei stessa ha dichiarato che quel giorno voleva farla finita. Era in uno stato confusionale, ma non voleva uccidere il figlio. Elemento che si evince anche dall'esigua quantità di detersivo che il piccolo ha ingerita. Una quantità così ridotta che ha portato i giudici ad escludere l'ipotesi del tentato suicidio. Le tracce di detersivo non avrebbero potuto provocare la morte del bambino», rimarca l’avvocato.
Il piccolo è stato dimesso nei giorni scorsi dai medici del reparto di pediatria che si sono presi cura di lui ed ora è a casa con i nonni paterni. Sta bene. Il padre, che è assistito dagli avvocati Carmine e Concetta Di Risio, è a sua volta è preoccupato e triste. «È un uomo buono e stimato che ha sempre vissuto una vita tranquilla», lo descrive l'avvocato Di Risio, «adora il figlioletto».
E la moglie come sta? «È segnata dalla vicenda», risponde l'avvocato Antonello Cerella, «ha deciso volontariamente di restare in cura nell'istituto di Lanciano dove è stata trasferita per essere sottoposta a tutte le cure necessarie. Lei è stata vittima di una forma di depressione post partum che l'ha portata a decidere di togliersi la vita. Ieri», continua il legale, «mi ha ribadito che è pronta a fare tutto quello che le verrà richiesto, a seguire percorsi di cura con la vicinanza dei Servizi sociali pur di riabbracciare il figlioletto. La mia cliente si augura che i giudici del tribunale dei minori lunedì prossimo decidano di affidare il bambino ai nonni paterni».
Fino ad allora resta in vigore il provvedimento della magistratura che ha vietato alla donna di avvicinarsi al figlio a meno di 500 metri.

