Famiglia del bosco, nell’ultima relazione la curatrice svela: «I genitori sono cambiati»

C’è un’apertura al ricongiungimento: «Segnali positivi, ora serve consolidarli»
PALMOLI. «I segnali di cambiamento avviati dai genitori, in termini di responsabilità e attenzione alle esigenze dei minori, costituiscono un elemento positivo che merita di essere sostenuto e consolidato». È iniziando da questa frase, messa nero su bianco il 15 dicembre, che si comprende la vera portata della svolta nel caso della famiglia del bosco di Palmoli. A scriverla non è la difesa, ma la curatrice speciale dei tre minori, l’avvocato Marika Bolognese, in un documento che, di fatto, potrebbe riscrivere il destino di Nathan Trevallion e Catherine Birmingham.
LA SVOLTA
L’atto, pur mantenendo il rigore formale di chi chiede il rigetto del reclamo in Corte d’Appello, contiene un’apertura sostanziale che non ha precedenti in questa vicenda: il riconoscimento che la coppia ha smesso di combattere contro le istituzioni e ha iniziato a costruire, pezzo dopo pezzo, le condizioni per riportare i figli a casa. La strategia della curatrice è sottile: blindare la legittimità dell’intervento del 20 novembre, perché in quel momento – a suo dire – i minori versavano in una situazione di grave pregiudizio, ma indicare contestualmente al tribunale per i minorenni dell’Aquila – che l’ordinanza originaria l’ha emessa – che i presupposti per l’allontanamento stanno, man mano, venendo meno. Fermo restando che la decisione definitiva spetterà, naturalmente, ai giudici.
IL CASO LINGUISTICO
La curatrice ritiene che non vi sia stata una violazione del diritto all’assistenza linguistica: «Dagli atti di causa non è dato rinvenire alcuna istanza di nomina di un interprete avanzata dai genitori». Bolognese ricorda che la coppia non è mai stata sola davanti alla legge, ma è sempre stata assistita da un difensore di fiducia fin dalle prime battute, la cui presenza è posta a garanzia del diritto di difesa anche laddove la parte non conosca la lingua del processo.
Sì AGLI ESAMI MEDICI
È sul “qui e ora” che la relazione offre i dettagli più inediti e rilevanti, certificando con ampi passaggi quella metamorfosi che potrebbe portare al lieto fine. Il primo fronte di pacificazione è quello sanitario. L’avvocato scrive che «appare significativo rilevare come l’attuale atteggiamento dei genitori risulti mutato in senso positivo». Nathan e Catherine hanno abbandonato le posizioni intransigenti del passato, manifestando «la volontà di aderire alle prescrizioni mediche, dimostrando una maggiore disponibilità a collaborare con i professionisti sanitari, nella consapevolezza che tali accertamenti sono diretti a garantire una tutela piena e informata del benessere dei figli». E questo è un passaggio tutt’altro che banale: «Tale evoluzione assume rilievo proprio nella prospettiva dell’interesse dei minori, che costituisce il parametro di riferimento primario per ogni valutazione del curatore e dell’autorità giudiziaria, e merita di essere valorizzata quale segnale di un percorso potenzialmente orientato a una più serena e responsabile assunzione delle scelte sanitarie nell’interesse dei bambini».
LA NUOVA CASA E I LAVORI
Il passaggio che segna la vera cesura con il passato riguarda la casa. Quel rudere in pietra immerso nel bosco, privo di acqua corrente e servizi, simbolo di una scelta di vita radicale, è stato accantonato di fronte alla necessità di garantire il benessere dei figli. La relazione tecnica del geometra Filippone, richiamata integralmente nell’atto per giustificare l’inadeguatezza del precedente alloggio, era stata una sentenza inappellabile: l’immobile «non possiede i requisiti igienico-sanitari minimi di abitabilità». Preso atto di questa realtà, i genitori hanno compiuto il passo decisivo. L’avvocato Bolognese conferma che la coppia ha sottoscritto un contratto di «comodato d’uso gratuito della durata di tre mesi» per un’altra abitazione, quella messa a disposizione dal ristoratore Armando Carusi. Non una sistemazione di fortuna, ma una vera «casa colonica», individuata come soluzione ponte nelle more «degli interventi di adeguamento dell’immobile originario». È la prova fattuale che la famiglia è disposta a modificare il proprio stile di vita pur di ricomporre il nucleo.
IL NODO SCUOLA
Tuttavia, il documento non nasconde le criticità residue, anzi le illumina con parole di preoccupazione, specialmente sul fronte dell’istruzione: «La criticità individuata dal tribunale per i i minorenni è stata ricondotta bon tanto alla scelta dell’istruzione parentale in sé, quanto alle modalità con cui essa è stata attuata attraverso il metodo dell’unschooling adottato dai genitori». Rimane, dunque, centrale «il dato oggettivo relativo alle competenze scolastiche acquisite»: la bambina «scrive con fatica il proprio nome e cognome» e non risulta «in grado di leggere né in italiano né in inglese». Tradotto: «Tale situazione solleva fondate preoccupazioni circa l’effettiva adeguatezza del percorso educativo seguito fino a oggi». Il fatto che i genitori hanno «una conoscenza limitata della lingua italiana» costituisce «un ulteriore elemento di criticità». Anche su questo fronte, però, si registra l'apertura decisiva: Catherine e Nathan hanno accettato di ricevere in casa una maestra per consentirle di seguire i tre figli.
«NIENTE PIù INTERVISTE»
Infine, un passaggio rilevante è dedicato al rapporto con i media, che ha trasformato il caso in un evento nazionale. Il curatore annota con favore che i genitori hanno manifestato «un chiaro rifiuto» a partecipare a programmi e interviste televisive, «mostrando una maggiore attenzione alle esigenze di riservatezza e di protezione dei figli».
IL FINALE
La conclusione dell’atto è un invito al pragmatismo giuridico che suona come una speranza concreta: «La valutazione finale circa l’idoneità del contesto familiare e l’eventuale revoca dell’ordinanza di allontanamento spetta al tribunale per i minorenni, quale giudice di merito, nel momento in cui saranno fattivamente adottati i provvedimenti richiesti e verificata la piena rispondenza del contesto familiare alle necessità dei minori, nella consapevolezza che solo attraverso l’impegno continuativo e concreto sarà possibile giungere al ricongiungimento familiare e restituire ai figli la serenità e la stabilità che meritano».
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