Di Nardo e i primi cento giorni da sindaco di Ortona: «Voglio trasformare questa città»

5 Ottobre 2025

Il primo cittadino a ruota libera su Comune, attività amministrativa, gioie e dolori dall’elezione: «La burocrazia rallenta tutto, su Renexia riferirò in aula, riaprirò il contratto sulle strisce blu»

ORTONA. Il primo cittadino Angelo Di Nardo, 37 anni, a ruota libera su Comune, attività amministrativa, gioie e dolori dall’elezione. Ecco la nostra intervista.

Lei è sindaco di Ortona da cento giorni. Come sono stati?

«Intensi, fra rappresentanza e raccordo politico, soprattutto nella fase di formazione della giunta».

Ha raggiunto gli obiettivi prefissati?

«Mi aspettavo di riuscire a concretizzare più punti del programma, ma sono moderatamente soddisfatto. Siamo rientrati nel Comitato ristretto dei sindaci della Asl, abbiamo realizzato velocemente un calendario estivo degli eventi, messo in cantiere progetti e stanziato 200mila euro per finire i lavori della scuola di via Mazzini in vista dell’anno prossimo. Altre cose richiedono più tempo».

Cosa non è riuscito a fare?

«Interventi più sostanziosi nelle contrade. Ci arriveremo».

L’amministrazione vive ancora la sua “luna di miele”. Siete pronti a dimostrare di essere validi amministratori?

«Ci stiamo impegnando per questo. I cento giorni sono stati una fase di startup. Abbiamo corso per rispettare scadenze e convocato più consigli comunali in poco tempo. Ho riorganizzato il settore dell'urbanistica nominando un dirigente ad hoc».

Qual è la maggiore difficoltà che ha riscontrato?

«La burocrazia. Rallenta tutto».

E la più grande soddisfazione?

«L’affetto delle persone».

Com’è il clima in maggioranza?

«Collaborativo. Certo, ci sono confronti, ma rientrano nella normalità».

E il rapporto con l’opposizione?

«Arrivano critiche, ma spesso costruttive. Valutiamo tutte le proposte senza pregiudizi».

Come va con la “filiera”?

«C’è un dialogo costante con i vertici regionali, soprattutto in Fratelli d’Italia. Ma grazie a un accordo di coalizione sono anche stato eletto nel Comitato ristretto. E c’è un tavolo regionale aperto sul tema bretella A14-porto».

È fiducioso su questo tema?

«Il tavolo serve proprio a evitare il rischio di un’opera monca».

E sul porto?

«Siamo sul pezzo con la Regione».

Crede in uno scalo anche turistico?

«Sì, ma non subito. Servono prima investimenti su servizi d’accoglienza a terra per non mettere a disagio i turisti».

Sulla vicenda Renexia perché non si è ancora espresso pubblicamente?

«Si è detto tanto, forse troppo. La questione è stata chiarita sia dal presidente Marco Marsilio che dal coordinatore regionale di Fratelli d’Italia Etel Sigismondi, nonché dalla stessa azienda. Avrò modo di riferire in aula come richiesto dai gruppi al di fuori dell’assemblea comunale, e dalla minoranza».

Avete sbloccato il cantiere della Via Verde ai Ripari di Giobbe. È soddisfatto?

«È un passo avanti importante. Ma è presto per cantare vittoria».

Ha idee per un collegamento marina-centro?

«Il progetto della funicolare va rivisto. Penso a soluzioni più moderne e sicure, come scale mobili o tunnel».

A che punto siamo con la Ztl a Terravecchia?

«Abbiamo aperto un confronto con Cogas per una Ztl a intermittenza che arrechi meno disagi a residenti e attività commerciali, valorizzando le caratteristiche storiche, culturali e religiose del quartiere. Ci rivedremo a breve per ragionare sulla realizzazione dei varchi».

Avete parlato anche di strisce blu?

«Sì, con l’opportunità di riaprire i termini del contratto».

In campagna elettorale aveva parlato di una “bocciatura” della Sasi. È ancora di questo avviso?

«Con la nuova governance c’è grande collaborazione. Quest’estate ci sono stati meno problemi, anche se persistono criticità. Ma è in corso finalmente un serio censimento delle reti».

Conferma la sua contrarietà alla tassa di soggiorno?

«Sì. Non possiamo chiedere tasse senza offrire servizi».

Cosa le dicono i cittadini?

«Segnalano problemi e avanzano idee. Mi arrivano tante sollecitazioni».

Le fanno qualche critica?

«Alcuni dicono che sono troppo buono. Mi fa riflettere».

Usi tre parole per descrivere il cambiamento della sua vita da quando è sindaco.

«Non basterebbero tre pagine di giornale (ride, ndr). È un frullatore».

È vero che non dorme più?

«Pochissimo. Cerco sempre di rispondere a chi mi chiama e scrive: cittadini, assessori, consiglieri, dipendenti, clienti. Senza trascurare gli affetti».

Ha una compagna?.

«Sì, Renata. Ma non è di Ortona, per questo non la conoscete (sorride, ndr)».

Ha mai pensato “Ma chi me l’ha fatto fare”?

«No. Penso solo che questa è un’occasione unica per trasformare Ortona».

Qual è stata la giornata più dura in cento giorni?

«Sono state due: il suicidio di un giovane a San Leonardo e il funerale di Sara Turzo».

La più stressante?

«Negli incendi di luglio».

Alleggeriamo un po’. Lei è stato calciatore professionista da giovanissimo. Gioca ancora?

«Purtroppo no. Il calcio è stato gioia e dolore».

Cosa le è rimasto?

«La disciplina, lo spirito di squadra e la lezione che i risultati arrivano con fatica e sudore».

Che impronta vuole lasciare nello sport cittadino?

«Il miglioramento delle strutture e il rilancio dello stadio di Caldari».

Sta seguendo le squadre ortonesi?

«Con piacere. Faccio un augurio a tutte le società, in particolare all’Ortona Calcio, da ex calciatore ed ex vicepresidente. Spero torni presto a categorie più consone alla sua tradizione e che oggi centri la prima vittoria stagionale».

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