Dipinti, reliquie e libri antichi: catalogati i 4.100 tesori della curia
L’ufficio nazionale Cei completa il lavoro iniziato nel 1999 per valorizzare le opere d’arte della chiesa Patrimonio delle parrocchie promosso e valorizzato su internet attraverso il sito dei beni ecclesiastici
LANCIANO . «La bellezza salverà il mondo»: la citazione dell’arcivescovo Emidio Cipollone è d’obbligo perché di bellezze, di oltre 4.100 tesori di arte e artigianato legati alla fede della arcidiocesi di Lanciano e Ortona si è parlato ieri in curia, nella presentazione al clero dell’inventario informatizzato dei beni culturali ecclesiastici mobili della Chiesa frentana e nel convegno “Mo vè lu bell. Arte: linguaggio di evangelizzazione”. Protagonista assieme al vescovo Cipollone, il reverendo Luca Franceschini, direttore dell’ufficio nazionale Cei per i Beni culturali e l’edilizia di culto. I tesori artistici, librai, archivistici della Chiesa di Lanciano-Ortona sono infatti approdati nel portale Beweb (Beni ecclesiastici in web) della Conferenza episcopale italiana per essere conosciuti e valorizzati ancora meglio ed essere utilizzati anche come strumenti pastorali.
L’INVENTARIO
«Siamo partiti nel 1997 con la catalogazione di tutti i beni presenti nelle chiese, parrocchie, archivi e musei delle diocesi italiane e oggi siamo ad oltre 5 milioni di schede», spiega don Franceschini, «un patrimonio enorme on line, collegato anche al ministero della Cultura, i cui gli oggetti, tutti fotografati, vengono descritti, spiegati. Si tratta di chiese, dipinti, testi ma anche oggetti votivi che raccontano storie precise. Storie di fede. E molte storie sono raccontate anche dalla diocesi di Lanciano-Ortona». Un elenco in divenire. «Non è un catalogo morto», precisa Franceschini, «va aggiornato sempre con visite pastorali, ristrutturazioni che finanzia la Cei tramite l’8 per mille». «Si offre un prontuario, (consegnato ai sacerdoti dal professor Maurizio Quagliolo, archeologo e docente della Sapienza di Roma, ndc), che permette ai parroci e alla comunità di conoscere e quindi tutelare e valorizzare i “propri” beni», aggiunge don Angelo Giordano, vicario diocesano, «le nostre chiese sono scrigni di tesori che vanno ben gestiti perché anche tramite di essi si annuncia il Vangelo. Un quadro, un museo come quelli diocesani, attirano lo sguardo anche di chi non crede: l’arte come strumento di evangelizzazione».
LANCIANO- ORTONA
«Il cammino di catalogazione è iniziato nel 1999, dopo una fase di stallo è ripreso nel 2015 e terminato ora», dice don Domenico Di Salvatore, direttore dell’ufficio per i Beni culturali è l’edilizia di culto della diocesi. «Un lavoro imponente e importate perché conta più di 4.100 beni storici e artistici della diocesi: ci sono tutte le comunità parrocchiali. Ma è un cammino in itinere. L’obiettivo è far conoscere questi beni per tutelarli perché fanno parte della fede e della storia del nostro popolo, della nostra cultura; per questo non c’è una chiesa, un dipinto, un’opera particolarmente importante: lo sono tutti. E questo inventario ci sprona a prendere consapevolezza di questi tesori». Nel catalogo ci sono dipinti, calici, casule, gioielli, libri antichi, chiese come le cattedrali della Madonna del Ponte e di San Tommaso dove ci sono le reliquie dell’apostolo, Santa Caterina d’Alessandria e l’Oratorio del crocifisso miracoloso del XVII secolo a Ortona, la chiesetta della Madonna della luce con un dipinto del XV secolo, San Nicola con intonaci dipinti del XIII secolo, Santa Maria Maggiore a Lanciano che è monumento nazionale, in restauro, e che custodiva tesori come il crocifisso di Nicola da Guardiagrele del 1422 e il trittico della Madonna col bambino (1531) portati nel Museo diocesano dove ci sono i dipinti di Polidoro da Lanciano, la casula del XIV secolo trovata nella torre della candelora.
L’ARCIVESCOVO CIPOLLONE
«In terra santa si dice che parlano le pietre», commenta Cipollone, «che la storia della salvezza è scritta anche sulle cose ritrovate nei secoli ed è vero: effettivamente quei luoghi parlano alla nostra mente e al cuore. Facendo una proporzione anche i nostri beni culturali ci parlano, ci raccontano una storia che non è solo di cultura e arte, ma anche di fede. Beni che dobbiamo custodire e valorizzare perché continuino a parlare a noi e possano parlare a tutti in una lingua che capiscono anche coloro che non sono vicini alla fede o che non si sentono appartenenti alla chiesa. L’ arte, la cultura, la bellezza», chiude il vescovo, «è sicuramente una strada importante e qualificata per arrivare al Signore».
©RIPRODUZIONE RISERVATA
L’INVENTARIO
«Siamo partiti nel 1997 con la catalogazione di tutti i beni presenti nelle chiese, parrocchie, archivi e musei delle diocesi italiane e oggi siamo ad oltre 5 milioni di schede», spiega don Franceschini, «un patrimonio enorme on line, collegato anche al ministero della Cultura, i cui gli oggetti, tutti fotografati, vengono descritti, spiegati. Si tratta di chiese, dipinti, testi ma anche oggetti votivi che raccontano storie precise. Storie di fede. E molte storie sono raccontate anche dalla diocesi di Lanciano-Ortona». Un elenco in divenire. «Non è un catalogo morto», precisa Franceschini, «va aggiornato sempre con visite pastorali, ristrutturazioni che finanzia la Cei tramite l’8 per mille». «Si offre un prontuario, (consegnato ai sacerdoti dal professor Maurizio Quagliolo, archeologo e docente della Sapienza di Roma, ndc), che permette ai parroci e alla comunità di conoscere e quindi tutelare e valorizzare i “propri” beni», aggiunge don Angelo Giordano, vicario diocesano, «le nostre chiese sono scrigni di tesori che vanno ben gestiti perché anche tramite di essi si annuncia il Vangelo. Un quadro, un museo come quelli diocesani, attirano lo sguardo anche di chi non crede: l’arte come strumento di evangelizzazione».
LANCIANO- ORTONA
«Il cammino di catalogazione è iniziato nel 1999, dopo una fase di stallo è ripreso nel 2015 e terminato ora», dice don Domenico Di Salvatore, direttore dell’ufficio per i Beni culturali è l’edilizia di culto della diocesi. «Un lavoro imponente e importate perché conta più di 4.100 beni storici e artistici della diocesi: ci sono tutte le comunità parrocchiali. Ma è un cammino in itinere. L’obiettivo è far conoscere questi beni per tutelarli perché fanno parte della fede e della storia del nostro popolo, della nostra cultura; per questo non c’è una chiesa, un dipinto, un’opera particolarmente importante: lo sono tutti. E questo inventario ci sprona a prendere consapevolezza di questi tesori». Nel catalogo ci sono dipinti, calici, casule, gioielli, libri antichi, chiese come le cattedrali della Madonna del Ponte e di San Tommaso dove ci sono le reliquie dell’apostolo, Santa Caterina d’Alessandria e l’Oratorio del crocifisso miracoloso del XVII secolo a Ortona, la chiesetta della Madonna della luce con un dipinto del XV secolo, San Nicola con intonaci dipinti del XIII secolo, Santa Maria Maggiore a Lanciano che è monumento nazionale, in restauro, e che custodiva tesori come il crocifisso di Nicola da Guardiagrele del 1422 e il trittico della Madonna col bambino (1531) portati nel Museo diocesano dove ci sono i dipinti di Polidoro da Lanciano, la casula del XIV secolo trovata nella torre della candelora.
L’ARCIVESCOVO CIPOLLONE
«In terra santa si dice che parlano le pietre», commenta Cipollone, «che la storia della salvezza è scritta anche sulle cose ritrovate nei secoli ed è vero: effettivamente quei luoghi parlano alla nostra mente e al cuore. Facendo una proporzione anche i nostri beni culturali ci parlano, ci raccontano una storia che non è solo di cultura e arte, ma anche di fede. Beni che dobbiamo custodire e valorizzare perché continuino a parlare a noi e possano parlare a tutti in una lingua che capiscono anche coloro che non sono vicini alla fede o che non si sentono appartenenti alla chiesa. L’ arte, la cultura, la bellezza», chiude il vescovo, «è sicuramente una strada importante e qualificata per arrivare al Signore».
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