E' incinta, allontanata dal lavoro

Interrotto il tirocinio formativo da pizzaiola. Il titolare: «Non ci servi più»

LANCIANO. Si è vista interrompere il tirocinio formativo in una pizzeria di Lanciano dopo aver comunicato al titolare di essere incinta. E' successo a una giovane pizzaiola che da gennaio lavorava in un locale della città. La donna ha segnalato il proprio caso alla Filcams-Cgil e tra le parti si è aperto un contenzioso. La vicenda è stata già discussa in sede di conciliazione.

Il sindacato chiede la stabilizzazione della lavoratrice e denuncia un uso improprio dell'istituto dello stage.  La ragazza stava effettuando un tirocinio formativo da pizzaiola, che sarebbe dovuto terminare fra qualche mese. Invece il percorso della giovane si è interrotto bruscamente pochi giorni dopo aver comunicato al titolare del locale di essere incinta. 

La donna aveva presentato un certificato medico, non per chiedere permessi dal lavoro, ma solo per essere esonerata da alcune mansioni.  «Il percorso formativo era da pizzaiola, ma in realtà la giovane era una tuttofare nel locale», spiega Sergio Aliprandi, segretario provinciale della Filcams-Cgil che segue il caso, «doveva persino pulire e per questo aveva chiesto di essere esonerata dall'usare prodotti chimici che avrebbero potuto mettere a rischio il feto».

Invece dall'azienda è arrivato un sospetto licenziamento. «Guarda caso quattro giorni dopo aver comunicato il suo stato», continua Aliprandi, «il titolare le ha comunicato di non aver più bisogno e di non potersi più affidare a lei. Questa storia dimostra come lo strumento del tirocinio sia utilizzato solo per sostituire o incrementare la manodopera».  Il caso è stato discusso in sede di conciliazione presso la direzione provinciale del lavoro di Chieti, ma con un nulla di fatto.

Il sindacato chiede la regolarizzazione della giovane, e scrive a Regione, Provincia e associazioni di categoria. «I tirocinanti hanno sostituito i contratti a tempo determinato che, seppur precari, avevano tutte le tutele», sostiene Aliprandi, «invece ora sono sottoposti a orari impossibili, non seguono un vero percorso formativo e non c'è controllo da parte delle istituzioni. Chiediamo un monitoraggio di queste situazioni e un tavolo di confronto».

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